Bruce Lee - la leggenda vive ancora


L'uomo

Bruce Lee nacque a San Francisco il 27 novembre 1940 tra le 06,00 e le 08,00 (anno del drago e ora del drago) dove i suoi genitori erano in viaggio provenienti da Hong Kong, con una compagnia teatrale.
Il suo nome di battesimo fu Jun Fan Li, ma un'infermiera ritenne che al piccolo servisse anche un nome americano e lo chiamò Bruce.
Già da ragazzino dimostrò di avere un carattere indipendente e forte, che gli procurò anche parecchi guai: a causa di una rissa finita male, decise di praticare Arti Marziali e con il suo amico William Cheung si recò alla scuola di Yip Man, famosissimo Maestro di Wing Chun.
La sua vita trascorreva tra lo studio, le Arti Marziali, il Cha Cha Cha, e le donne, riuscendo ad eccellere in tutto con la massima semplicità.
Bruce, in quanto figlio di attori, era sempre stato affascinato dall'arte della recitazione ed ebbe l'occasione di lavorare in alcune produzioni cinesi ma a 18 anni compiuti, nel 1958, decise di ritornare negli Stati Uniti sia per conservarne la cittadinanza, che per cercare fortuna.
Quando arrivò a San Francisco si rese conto velocemente che i cinesi erano relegati agli ultimi gradini della scala sociale, ignorati del tutto. Tra qualche lezione di ballo e di Arti Marziali, e altre attività di vario genere, Bruce riuscì a sbarcare il lunario fino a diplomarsi alla Scuola Superiore Edison e ad iscriversi poi all'Università di Washington per laurearsi in filosofia: frequentò tre anni ma non conseguì la laurea.
In questi anni il suo interesse per le Arti Marziali diventò sempre più importante e prese la decisione di aprire una scuola in uno scantinato del quartiere cinese di Seattle alla quale ne seguì un'altra ad Oakland.
Fu in queste lezioni che conobbe Linda Emery Cadwell, una ragazza carina molto "americana" che diventerà sua moglie il 17 agosto 1964.
Da questo felice matrimonio nasceranno Brandon il 1 febbraio 1965, e Shannon il 19 aprile 1969: purtroppo, Brandon morirà dopo avere intrapreso una brillante carriera cinematografica nel 1993, durante le riprese del film "The Crow" (Il corvo) in circostanze mai chiarite.
La carriera di Bruce si sviluppò tra America e Cina, raggiungendo un successo senza precedenti per un attore cinese di film d'azione: morì a Hong Kong il 20 luglio 1973 e la sua morte resta ancora un mistero.

















Il maestro

Bruce Lee ebbe il suo incontro con le le Arti Marziali nella scuola di Wing Chun del Maestro Yip Man, dove continuò a praticare fino alla sua partenza per gli Stati Uniti circa cinque anni dopo: in questi anni di allenamento, Bruce Lee si rese subito conto di quanti limiti avesse lo stile che aveva praticato e incominciò a interessarsi anche alle altre Arti Marziali che non conosceva e ai sistemi tipicamente occidentali, come la scherma, il pugilato, la lotta, coltivando il progetto ambizioso di creare il primo sistema di combattimento veramente completo.
Ruppe tutte le convenzioni esistenti all'epoca, sostenendo che non era possibile che il praticante si adattasse all'arte, ma che l'essere umano è come singolo, unico e irripetibile individuo, il centro del sistema, e di conseguenza ogni praticante deve adattare la propria arte su se stesso: è la stessa differenza che c'è tra l'indossare una divisa uguale per tutti, rispetto ad un abito realizzato su misura direttamente sul nostro corpo.
Criticò ferocemente le forme e i kata, definendoli inutilità organizzata, e odiava le cinture colorate solo perchè per moltissimi praticanti erano l'unico, vero, obbiettivo della loro pratica nelle Arti Marziali.
Per questi motivi Bruce si attirò le ire di molti Maestri che avevano dedicato la loro vita a queste discipline, e la decisione di insegnare anche ad allievi non cinesi lo portò ad una situazione di rottura che culminò con una sfida ufficiale disputata nel gennaio 1965 contro Wong Jack Man, il campione scelto dalla comunità cinese di San Francisco: in palio c'era il permesso di insegnare ciò che voleva e a chi voleva, e alla fine Bruce vinse.
L'anno prima, il 1964, fu determinante per la vita e la carriera di Bruce Lee quando, a Long Beach, si esibì durante l'International Karate Championship su invito di Ed Parker, noto praticante e organizzatore di tornei.
Molti tra i presenti rimasero scioccati dall'abilità dello sconosciuto cinese, e tra questi Dan Inosanto, esperto di Arti Marziali filippine che volle incontrarlo a tutti i costi: collaboreranno insieme fino al 20 luglio 1973, e sarà proprio lui a dare il definitivo impulso al Jeet Kune Do per diffonderlo e renderlo famoso nel mondo.
Fu proprio durante un loro viaggio in automobile che, discutendo sul fatto che il colpo d'anticipo è in realtà quello più efficace il metodo avrebbe dovuto chiamarsi "the way of intercepting fist" cioè "la via del pugno che intercetta" e quando Inosanto chiese a Bruce come si sarebbe detto in cinese la risposta fu Jeet Kune Do.
Ormai era diventato un'autentica celebrità e tra le riprese di un film e l'altro erano molte le star di Hollywood che si recavano da lui per costosissime lezioni individuali: James Coburn, Steve McQueen, Kareem Abdul Jabbar, James Garner, Lee Marvin, sono soltanto alcuni ma, nonostante la fama mondiale, il successo, e la tranquillità economica ormai raggiunte da tempo, non interruppe mai il suo lavoro e proseguì la sua ricerca instancabilmente fino alla fine, plasmando la sua creatura, il Jeet Kune Do, in ogni giorno della sua vita.



L'attore

Contrariamente a ciò che molti credono, Bruce Lee non iniziò la sua brillante carriera di attore in virtù delle sua abilità nelle Arti Marziali, ma cominciò molto prima, apparendo a soli tre mesi d'età insieme al padre in un film (Golden Gate girl) girato a San Francisco prima che i suoi genitori terminassero la loro tournèe e ritornassero a Hong Kong.
Successivamente partecipò ad altre 17 pellicole e proprio mentre nelle sale usciva il suo primo film da protagonista (L'Orfano) faceva ritorno negli Stati Uniti, a caccia di quella fama che sarebbe arrivata a breve.
All'esibizione di Long Beach le sue tecniche e la sua velocità avevano annichilito il pubblico presente, e il filmato di quel formidabile cinese arrivò sulla scrivania del produttore della serie televisiva "Batman", il quale lo convocò per un provino: un pò di tempo dopo a Bruce venne offerta la parte di Kato nella nuovissima serie "The Green Hornet".
I telefilm vennero trasmessi tra il 1966 e il 1967 per una sola stagione, ma fu più che sufficiente a creare un nuovo eroe per il popolo cinese.
Tra il 1967 e il 1968 ebbe piccole parti in altri telefilm e collaborò a coreografare scene di combattimento in pellicole per il cinema, poi i responsabili della Golden Harvest, la più famosa casa di produzione cinese, lo chiamarono a Hong Kong peri offrirgli inaspettatamente il ruolo del protagonista in uno dei loro prossimi film: "The Big Boss" (Il furore della Cina colpisce ancora) ottenne un successo tale che fu subito proposto a Bruce di girare immediatamente un secondo film.
"Fist of Fury" (Dalla Cina con furore) sbancò i botteghini superando tutti i record d'incasso per un film d'azione, in tutti i Paesi dell'Asia.
Vista l'enorme fama e la grande quantità di denaro che all'improvviso gli erano piovute addosso, Bruce Lee decise di aprire una sua casa di produzione per realizzare un paio di progetti che teneva nel cassetto: il primo fu "The Way of the Dragon" (L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente) che diventò il nuovo campione d'incassi, mentre invece il secondo "The game of death" (L'ultimo combattimento di Chen) avrà una storia ben più travagliata e sarà ultimato solo dopo la sua morte.
Mentre il primo dei suoi film doveva portare le Arti Marziali in Europa, culminando nel combattimento con il campione americano assoldato dai cattivi (Chuck Norris) all'interno del Colosseo, come se si affrontassero alla morte due moderni gladiatori, il secondo film avrebbe dovuto essere la sua visione del Jeet Kune Do: il suo abbigliamento, la famosa tuta gialla da motociclista, simboleggiava il non stile, il non conformarsi con nulla di già esistente, mentre gli avversari che avrebbe affrontato ai vari piani della pagoda rappresentavano differenti stili di combattimento, e come il Jeet Kune Do fosse in grado di sconfiggerli adattandosi ad essi.
Le riprese furono sospese perchè la Warner Bros gli propose la partecipazione in una nuova produzione di Hollywood che lo avrebbe consegnato alla leggenda: "Enter the Dragon" (I tre dell'operazione drago).
Purtroppo, Bruce Lee morì prima che il film uscisse nelle sale e non riuscì mai a vedere quello che ancora oggi è considerato un vero e proprio capolavoro del cinema d'azione: quanto a "The game of death" venne ultimato con l'ausilio di un sosia, e utilizzando le scene già girate da Bruce, ma la trama e il significato che ne risultarono furono completamente stravolti da quello che erano i propositi iniziali del suo sceneggiatore.











La leggenda


Bruce Lee fu molto amato dal grande pubblico in tutto il mondo grazie ai suoi film nei quali incarnava l'immagine dell'eroe pronto a ribellarsi alle ingiustizie e ai soprusi arrivando anche a sacrificare se stesso per difendere i più deboli.
Il cinema era già strapieno di eroi di ogni genere, ma lui non usava una calibro 45 come i giustizieri del far west e non possedeva superpoteri extraterrestri, ma si batteva solo con la forza dei suoi pugni e la velocità dei suoi calci. Fu questo a fare credere a tante persone di potere diventare come lui, e molti si avvicinarono allo sconosciuto e misterioso mondo delle arti marziali solamente grazie a lui. Ci ha dimostrato come un uomo possa farcela solamente grazie a se stesso, alla sua volontà ferrea, al suo spirito di sacrificio e alle sue abilità, sconfiggendo il razzismo che relegava i cinesi a Hollywood al ruolo di ridicole comparse.
Ci ha dimostrato che è possibile superare le tradizioni e che l'uomo è più importante dell'arte e degli schemi consolidati dal tempo. Ci ha lasciato le sue idee, le sue innovazioni, il suo Jeet Kune Do. Bruce Lee ha cambiato la vita di tante persone in tutto il mondo, e probabilmente sta continuando a farlo ancora oggi. E’, e sarà per sempre per tutti, l’ideale del praticante di arti marziali mai soddisfatto di se stesso e mai sazio di conoscenza, del combattente indomabile che non si arrende mai e del Maestro che dedica la propria vita per trasmettere la sua esperienza agli altri. E’, e sarà per sempre per tutti, un’ideale ineguagliabile ed inimitabile.
E' per questo che la gente lo ricorda ancora e lo ricorderà per sempre!
E' per questo che il suo nome è diventato una leggenda!







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