Elenco degli articoli pubblicati sul "Dove Settimanale di Spettacolo"



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Dove 749 - 06/03/2009 - Una grande impresa sportiva

Dove 750 - 13/03/2009 - Full Contact Stickfighting

Dove 751 - 20/03/2009 - Ancora con i pugni???

Dove 752 - 27/03/2009 - Valutare un istruttore

Dove 753-754 - 03/04/2009 - JKD original o concepts

Dove 755-756 - 17/04/2009 - A mani nude contro le armi

Dove 757-760 - 01/05/2009 - Estate 2009 - Defensive Training

Dove 758 - 08/05/2009 - Defensive Training per tutti

Dove 759 - 15/05/2009 - Combattere o difendersi

Dove 761-762 - 29/05/2009 - Il giusto uso della forza

Dove 763-764 - 12/06/2009 - La sottomissione chimica

Dove 765-766 - 10/07/2009 - L'estate dei coltelli

Dove 767-768 - 11/09/2009 - Inizia il decimo anno

Dove 769-770 - 25/09/2009 - Voglio imparare a difendermi

Dove 771-773 - 09/10/2009 - 7a mostra dei coltelli

Dove 772-774 - 16/10/2009 - Open day per i 10 anni

Dove 775 - 06/11/2009 - Anniversari e speranze

Dove 776 - 13/11/2009 - Prima, durante e dopo

Dove 777 - 20/11/2009 - Prima di un'aggressione (1)

Dove 778 - 27/11/2009 - Prima di un'aggressione (2)

Dove 779 - 04/12/2009 - Durante un'aggressione

Dove 780 - 11/12/2009 - Dopo un'aggressione

Dove 781-782 - 18/12/2009 - 2010... verso nuove sfide

Dove 783-784 - 07/01/2010 - Come sarebbe stato se...

Dove 785 - 22/01/2010 - Domanda da un milione

Dove 786-787 - 29/01/2010 - Non il sistema, ma le basi

Dove 788-789 - 12/02/2010 - L'importanza delle leggi

Dove 790-793 - 26/02/2010 - Stage con Tom Sipin

Dove 791-794 - 05/03/2010 - La differenza tra me e voi

Dove 796-797 - 09/04/2010 - Donne guerriere???

Dove 798-799 - 23/04/2010 - Questione di determinazione

Dove 800-801 - 07/05/2010 - Non c'è peggior sordo...

Dove 802-803 - 21/05/2010 - Istruttore o Maestro

Istruttore o Maestro


Quale differenza c’è tra Istruttore e Maestro? In teoria, un’Istruttore dovrebbe essere solo abilitato all’insegnamento di una disciplina o di una parte di essa, mentre il Maestro dovrebbe essere colui che ha già raggiunto il livello massimo nella disciplina che insegna. Se ci atteniamo a questo limitiamo il tutto ad un ambito strettamente tecnico e gerarchico, che giustifica le strutture piramidali delle Arti Marziali tradizionali con i relativi esami per le cinture colorate che, fra parentesi, devono essere pagati, come i livelli degli Istruttori. Salendo con i livelli si ottengono gradi e qualifiche che spesso non corrispondono al vero, perché non sempre superare un esame vuol dire meritarsi quel grado o quella qualifica. Vediamo ogni giorno persone che non sono capaci di guidare ma sono in possesso della patente, professori che non sanno insegnare ma sono abilitati a farlo, quindi un esame non è garanzia di capacità: ritengo che classificare la differenza tra Istruttore e Maestro solo in base all’anzianità e al numero di esami superati di fronte ad una commissione sia inutile. A me piace considerare l’Istruttore come colui che insegna la tecnica e la tattica, che cura la preparazione fisica degli allievi per una competizione, e li fa crescere come atleti, mentre il Maestro dovrebbe essere in grado, oltre che di svolgere lo stesso lavoro dell’Istruttore, di far crescere gli allievi anche sul piano personale, e non solo come atleti, cercando di essere sempre un esempio positivo e coerente con ciò che insegna, in palestra come nella vita. Ho conosciuto tanti “Maestri” di Arti Marziali che non erano in grado di insegnare niente a nessuno, che si facevano chiamare Maestro anche quando si andava a cena in pizzeria, e ho conosciuto qualche Maestro (pochissimi) in grado di farti riflettere su ciò che fai, su ciò che insegni, e di metterti nella condizione di guardarti dentro per migliorarti sempre di più. Proprio questi ultimi, rari come le tigri bianche, detestano sentirsi chiamare Maestro, in virtù di quella dote innata che si chiama “modestia o umiltà” tanto rara ai giorni nostri: il più grande esponente delle Arti filippine nel mondo si definisce “un allievo che insegna” ! Tutti si dimenticheranno di un Istruttore, ma nessuno si dimenticherà mai di un Maestro..

Non c'è peggior sordo...


E’ incredibile come ci siano molte persone che frequentano abitualmente le palestre che sembrano considerare la figura dell’Istruttore come inutile e superflua, ignorando che un buon Istruttore, di solito, ha studiato anni per acquisire le proprie conoscenze, né più né meno che ogni altro serio professionista di qualsiasi altro settore lavorativo conosciuto. Di solito, questi fenomeni sono portati a credere che tutto ciò che fanno sia corretto e ben fatto, quindi è assolutamente inutile correggergli l’esecuzione di esercizi errati, tanto non ascoltano: a volte faccio notare a chi si allena con i pesi che sforza troppo la schiena, ma solo quando la schiena si blocca con tutto ciò che ne segue, dolore, inattività fisica totale, cure mediche costose, mi dicono che avevo ragione e che avrebbero dovuto ascoltarmi. Nelle Arti Marziali, che sono attività dinamiche, consigli del tipo “scaldati sempre prima di lavorare in velocità” o “ruota il piede a terra quando esegui un calcio” sono di primaria importanza non solo per svolgere un buon allenamento, ma anche per prevenire infortuni. Vedo a volte allievi che ignorano questi consigli e continuano con i loro errori come nulla fosse, ma non considerano che tutto questo si pagherà a carissimo prezzo, prima o poi. Mi è capitato di conoscere un discreto numero di persone che sono arrivate in palestra e mi hanno detto che “sai, ho praticato 5 anni di… e mi ritrovo le ginocchia a pezzi” oppure “ho la schiena distrutta perché ho fatto 10 anni di…” e io gli ho risposto che è strano, perché sto praticando di tutto da più di 30 anni e non ho nessun tipo di problema fisico, e che credo le possibilità siano solo due: o si sono allenati con Istruttori incapaci (e purtroppo ce ne sono tanti) o non davano abbastanza ascolto ai consigli che venivano dispensati nelle lezioni. Gli Istruttori, oltre che impostare gli allenamenti, svolgono il compito importantissimo di tutelare la salute di chi si allena, e se un Istruttore serio e preparato corregge un esercizio o un movimento non lo fa per farsi grande, ma perché le sue conoscenze glielo permettono, e perché allenarsi in maniera non corretta crea problemi che ci accompagneranno per la vita. Un consiglio che può sembrarvi inutile oggi, potrebbe rivelarsi importantissimo domani.

Questione di determinazione


Eravamo a Frosinone e il Maestro Tom Sipin ha aperto il suo stage sulla difesa personale impugnando un pennarello e mostrando ai partecipanti come sia possibile utilizzarlo come arma, conficcandolo in un occhio o nella gola di un’altra persona, poi ha chiesto a tutti chi si sentirebbe, se aggredito, “capace” di compiere un gesto del genere: quasi nessuno tra i molti presenti (quasi tutti praticanti di Arti Marziali) ha risposto! Poi il Maestro Sipin ha chiesto chi sarebbe capace di fare questo se si trattasse di difendere i genitori o i propri figli, e a questa domanda quasi tutti hanno alzato la mano rispondendo un sì convinto. La sua conclusione è stata: siete pronti a tutto per difendere la vostra famiglia, ma non lo siete altrettanto per difendere voi stessi? Come pensate di poter fare una cosa se non sapete fare l’altra? Difendere voi stessi è meno importante che proteggere chi vi è caro, ma la vostra famiglia come reagirebbe se vi succedesse qualcosa di veramente brutto? Se un giorno doveste restare feriti o uccisi perché siete stati aggrediti e non vi siete difesi, non pensate che i vostri familiari soffrirebbero esattamente come se fosse successo a loro? La difesa personale si basa sulla determinazione, perché non basta imparare le “mosse” e le tecniche che ci possono servire in caso di necessità se non siamo mentalmente pronti ad applicarle, costi quel che costi: se ti insegno ad usare un pennarello come un’arma, e tu mi dici che non sei capace di farlo, perché sei qui? A cosa potrà mai servirti questo stage? La differenza tra una persona che sa difendersi e una che “crede” di sapersi difendere è la determinazione con la quale ha appreso e allenato le tecniche che ha imparato: moltissimi praticanti di Arti Marziali in realtà non sono in grado di difendersi perché vedono ciò che hanno imparato come un regolamento sportivo, passatempo, tecnica finalizzata a se stessa, perché viviamo in una società “civile” dove non si pensa di dover combattere per la vita. Però questo succede, i quotidiani e i tg ne danno notizia di continuo, e se un giorno dovesse capitare bisognerà essere abbastanza determinati per reagire con la tutta forza necessaria per ritornare a casa incolumi dalla propria famiglia, facendo il possibile, costi quel che costi!

Donne guerriere???


Da alcuni anni a questa parte il cinema ci propone un’immagine della donna guerriera che vive combattendo e compiendo le sue vendette in prima persona: Jennifer Garner in Alias, Uma Thurman in Kill Bill, Demi Moore in Soldato Jane, Keira Knightley, Charlize Theron, Lucy Liu e tante altre attrici famose hanno interpretato ruoli d’azione violenti e spietati. Ma nella realtà, com’è la donna del 2010? E’ davvero così guerriera come al cinema? Da qualche anno a questa parte ho notato che le ragazze che si iscrivono ai miei corsi di Autodifesa Femminile pensano sia un corso di fitness, e hanno priorità tipo: 1) quando mi alleno con i colpitori non corro il rischio di spezzarmi un’unghia? 2) quando proviamo le prese fai piano, così non mi lasci lividi… e cerca di non scompigliarmi i capelli! 3) si possono evitare le tecniche a terra? Non mi piacciono! 4) ma in strada posso tirare i calci con le scarpe tacco 12? 5) ma in questo corso riuscirò a dimagrire qualche chilo? La mia domanda è: ma vi rendete conto che ci sono uomini che violentano e uccidono? Questa è la verità, e questo è quello che succede nelle strade e che leggiamo nei giornali: le donne vengono aggredite, picchiate, violentate, uccise, spesso in modo crudele e atroce, e invece di imparare a difendersi, pensano alle unghie, ai capelli, alla cellulite. Forse non è ancora chiaro che se una sera un uomo vi afferra, vi porta dietro una siepe, vi picchia e vi violenta, la vostra vita sarà rovinata per sempre, così come i vostri rapporti con gli uomini. E già che ci siamo vogliamo ricordare anche quante donne vengono uccise dall’ex marito o dall’ex fidanzato? Io mi ritengo un Istruttore preparato e serio, e non ho né voglia né intenzione di prendere in giro le persone che si iscrivono ai miei corsi, quindi il discorso è facile: le tecniche che insegno sono efficaci se allenate con la giusta determinazione, e se non avete la mentalità per imparare a difendervi, lasciate stare e continuate a fare fitness. La Difesa Personale è innanzitutto una condizione mentale, cioè il non accettare di essere una vittima ed essere disposti anche a combattere per non diventarlo: il problema di tante donne del 2010 è che sono già vittime, ma purtroppo non se ne sono ancora rese conto!

La differenza tra me e voi


Venerdì 16 aprile sarà nostro ospite in uno stage sulla Difesa Personale al Combat Center Bologna il Maestro Tom Sipin, esperto di Kali Doce Pares, ex agente di Polizia per ben 27 anni in servizio nelle strade di Milwaukee, 6 anni operativo nello S.W.A.T. Team e tuttora uno dei più conosciuti e apprezzati Istruttori di forze armate nel territorio degli Stati Uniti. La sua carriera gli ha dato la possibilità di porre a confronto mondi totalmente diversi tra loro e che a volte si incrociano, ma che ben poco hanno a che fare l’uno con l’altro: una esperienza unica nelle Arti Marziali filippine come praticante e come Istruttore in una sua scuola, e l’attività operativa come agente di Polizia e Istruttore di Militari e Corpi Speciali. In un stage svoltosi a Milano ci spiegò quali sono le differenze più evidenti tra noi e lui: Voi Istruttori di Arti Marziali insegnate quasi sempre a civili, cioè a persone che con un giusto atteggiamento mentale, la prevenzione delle situazioni e un po’ di fortuna, forse non avranno mai bisogno di applicare ciò che hanno imparato in palestra, mentre io addestro le forze di Polizia le quali dopo pochissime ore di preparazione, si troveranno ad utilizzare in strada ciò che hanno appreso per salvare la propria vita e quella di tutti i comuni cittadini. Addestrare i Corpi Speciali significa curare l’addestramento altamente specializzato di coloro che dovranno intervenire nel caso in cui la Polizia “normale” non sappia cosa fare. Io non posso insegnare tecniche che forse funzionano e forse no, perché questo significa far morire molte persone, sia agenti di Polizia, sia comuni cittadini, e di questo mi sentirei responsabile in prima persona: tanti Istruttori di Arti Marziali smetterebbero di allenare le tecniche assurde e complesse dei loro programmi tradizionali se si trovassero al mio posto. Al contrario, non posso nemmeno addestrare i civili come i militari, perché un cittadino è vincolato al rispetto delle leggi, non deve avere armi con sé, e non è autorizzato né a ferire né ad uccidere, come un agente di Polizia, un militare, o un membro dello S.W.A.T. Team. Le Arti Marziali, l’addestramento militare, e la Difesa Personale sono tre cose totalmente diverse tra loro che a volte si incrociano e a volte no: l’importante è non fare confusione!

Stage con Tom Sipin


Il 16 aprile 2010 rappresenterà una data storica per il Combat Center Bologna perché per la prima volta avremo la possibilità di organizzare uno stage con il Maestro Tom Sipin. Per chi non pratica Arti Marziali, questo nome non dice nulla e, in verità, non dice molto nemmeno a chi le pratica già, quindi cercherò di spiegarvi con che personaggio avremo la possibilità di lavorare: Tom Sipin è nato nel 1954 a Milwaukee nel Wisconsin, figlio di un Maestro filippino di Kali-Escrima che lo avvia alla pratica delle arti del sud-est asiatico già all’età di cinque anni, portandolo a diventare un esperto nell’uso del bastone e del coltello. Oggi è Grandmaster Cintura Nera 9° Dan di Kali Doce Pares ed è uno dei più eminenti rappresentanti di questo stile nel mondo; è stato anche il Coach della Nazionale U.S.A. di Stickfighting dal 1992 al 2002 con la quale ha vinto innumerevoli titoli mondiali WEKAF. Dirige a Milwaukee la Four Winds Martial Arts School, che rappresenta una delle scuole più importanti d’America e punto di riferimento per i praticanti di arti filippine nel mondo. A questo curriculum già di tutto rispetto bisogna aggiungere che è stato agente di Polizia per 27 anni, che per 6 anni è stato Ufficiale Operativo nei reparti dello S.W.A.T. Team e che, dopo aver concluso la sua attività sulle strade, si è dedicato a quella di Istruttore. Oggi insegna Defensive Tactics (tattiche operative e difesa antiterrorismo) alla Polizia, ai Marines e allo S.W.A.T. Team, a tempo pieno e su tutto il territorio degli Stati Uniti. L’argomento dello stage sarà l’utilizzo del Palm Stick, o bastone da palmo, o kubotan, in situazioni di Difesa Personale: in parole povere cercheremo di capire come poter utilizzare gli oggetti di uso comune (in questo caso una penna) per difenderci da un’aggressione e, in questo stage specifico, esamineremo le tecniche che la Polizia Americana applica con il bastone estensibile chiuso, nel caso non ci sia la possibilità di utilizzarlo in modalità aperta. A coloro che parteciperanno verrà dato in omaggio la penna Palm Stick della Cold Steel in plastica speciale antiurto: non è necessario essere praticanti esperti di Arti Marziali per partecipare, perché il programma da svolgere sarà semplice, efficace e alla portata di tutti.

L'importanza delle leggi


Da quando nel lontano 1999 il Combat Center ha aperto alla palestra Mithos di Bologna il corso di Jeet Kune Do e Kali-Escrima, sono arrivati ad allenarsi con noi molti allievi che praticavano, o avevano già praticato in passato, Arti Marziali o sport da combattimento. La loro prima richiesta era quella di imparare a difendersi in situazioni reali, il che faceva supporre che considerassero come inefficace o incompleto tutto ciò che avevano imparato e allenato fino a quel momento, la seconda era di imparare ad affrontare aggressori armati. Alcuni di loro erano ad un livello davvero molto basso, altri erano decisamente esperti e veramente molto bravi tecnicamente, ma ciò che mi ha colpito è che nessuno di loro aveva una conoscenza neppure minima delle varie leggi che regolamentano la Difesa Personale. Erano stati “addestrati” per anni a combattere senza che gli venisse mai spiegato cosa può accadere a chi utilizza le tecniche di Arti Marziali in un contesto reale, fuori dalla palestra. Qualcuno era persino “condizionato” mentalmente a colpire per primo, più forte possibile e finchè l’avversario non si trovasse fuori combattimento in maniera definitiva, e questo a prescindere dalla situazione, dal contesto, e da quale avversario si fosse trovato davanti. Il concetto antico e assurdo che se uno mi guarda storto o mi insulta gli spacco la faccia a suon di pugni, non funziona più in una società piena di persone pronte a sporgere denuncia e richiedere risarcimenti danni, morali e materiali, che non potremo permetterci di pagare. Le città sono piene di strumenti elettronici che filmano ciò che succede 24 ore al giorno e che possono dimostrare chi ha aggredito chi, se ci si è limitati ad esercitare il proprio diritto alla legittima difesa o se si è ecceduto abusandone, e passando così dalla parte del torto. Chi insegna Difesa Personale deve affrontare questi argomenti e far sì che gli allievi siano in grado di gestire le potenzialità che acquisiranno con l’allenamento in palestra, per evitare che uscire dal tunnel di un’aggressione significhi entrare in quello infinito della Giustizia. Il protagonista di un famoso fumetto diceva che chi ha un grande potere ha una grande responsabilità: chi sa combattere, e chi insegna a farlo, dovrebbe ricordarselo sempre!

Non il sistema, ma le basi


Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un fenomeno di proliferazione di metodi, sistemi e programmi dedicati alla Difesa Personale, che non ha precedenti: ogni Maestro dell’Arte XYZ (o presunto tale), ogni ex Militare (o presunto tale), ogni Istruttore (o presunto tale), ritiene di creare il sistema invincibile, l’unico che ti permette di sopravvivere nel Bronx. La cosa “buffa” è che moltissime persone rincorrono proprio l’ultima novità (o più spesso l’ultima moda) convinti di trovarlo davvero, e non capiscono che il problema è diverso. Tempo fa ho chiesto ad una di queste persone se sapeva scrivere e cosa, e lui mi risposto che scrive spesso appunti, liste della spesa, documenti di lavoro, e articoli per un giornale. Gli ho fatto notare che in realtà sa solo scrivere 26 lettere dell’alfabeto e 10 numeri, che combina e collega nel modo che ritiene opportuno per la necessità di quel momento, e gli ho fatto notare che se conoscesse solo 15 lettere e 6 numeri, non potrebbe scrivere nulla. Nella Difesa Personale non conta il metodo, quanto le basi che un praticante deve avere: analisi delle situazioni, prevenzione, atteggiamento posturale e vocale, senso delle distanze, spostamenti, parate, schivate, colpi di braccia e di gambe, conoscenza delle armi, leve alle articolazioni, proiezioni, bloccaggi al suolo, difese dalle prese, difese da terra, conoscenza delle leggi, sono solo alcune delle “lettere” che permettono di comporre la struttura di difesa più idonea, efficace ed applicabile, in base alla situazione nella quale ci si verrà a trovare. Un pugile è un combattente straordinario, ma come si difenderebbe contro un avversario armato di coltello, o con una spranga di ferro? Non si sa, perché non ha le basi per farlo. Purtroppo, questa nuova concezione della Difesa Personale fa leva sulla fretta d’imparare tutto e subito che attanaglia molti di noi, presi da mille impegni e con i minuti contati, ma un sistema che non preveda lo studio di TUTTE le basi, rischia di essere potenzialmente inutile. La Difesa Personale è una scienza complessa e come tale non si può improvvisare, non si può inventare, e se non la si conosce a fondo in tutti i suoi minimi dettagli non la si dovrebbe nemmeno insegnare… e coloro che vogliono imparare devono rassegnarsi a non avere fretta.

Domanda da un milione


Da quando pratico Arti Marziali (si parla del 1979) mi sento chiedere: ma se un pugile fa a botte con un Karateka chi vince? Ma se tu che fai Jeet Kune Do combatti con uno che fa Muai Thay come finisce? Chi è più forte tra chi pratica Kung Fu o Tae Kwon Do? Queste domande, per quanto comuni, non potranno avere una risposta assoluta, perché i confonti diretti non sono proponibili, in quanto le Arti Marziali sono valide ed efficaci se applicate nel contesto nel quale si sono sviluppate, e considerando l’abilità del praticante. E’ come chiedere chi vince tra un’auto da Rally o una vettura di Formula 1: è banale, ma bisogna stabilire se si corre in un circuito su asfalto o su una stradina di campagna, quanto sarà lunga la gara, a che livello di abilità sono i due piloti che dovranno guidare le auto, e le regole della corsa, regole che sicuramente avvantaggeranno di più uno rispetto all’altro. Terreno, durata, regole, e abilità del praticante sono la risposta a questo tipo di domanda. Un pugile combatte sul ring, con i guantoni, in round da tre minuti, è abituato a utilizzare e a ricevere solo pugni. Chi pratica Jeet Kune Do si allena a mani nude, colpisce occhi, gola, ginocchia e genitali, afferra e proietta al suolo, e combatte solo per difendersi. Un Thaiboxer usa braccia e gambe e colpisce per fare più male possibile. Chi pratica il Judo o la Lotta non colpisce, ma cerca il contatto e la presa per portare l’avversario a terra. Se li mettiamo uno di fronte all’altro, con quali regole li facciamo combattere? Limitiamo i colpi o è tutto permesso? E dove combatteranno? Sul ring, sul quadrato, o in strada? Che senso ha confrontare tra loro le diverse Arti Marziali? Solo perché sono discipline di combattimento? Allora perché non confrontiamo calcio, basket, volley e pallanuoto? Non sono tutti sport che si praticano con un pallone? Come si può dire chi è meglio? Ogni disciplina sportiva o marziale che sia, nasce con una finalità precisa, e l’unica cosa che conta davvero è che chi desidera cominciare sappia esattamente cosa vuole fare e cosa vuole ottenere, per evitare di perdere tempo e denaro inutilmente, inseguendo obbiettivi che non raggiungerà mai. Non esiste l’Arte Marziale migliore, ma solo quella migliore per noi!

Come sarebbe stato se...


Qualche giorno fa durante una cena, alcuni amici mi hanno chiesto: cosa ti hanno dato le Arti Marziali e come pensi sarebbe stata la tua vita se non avessi mai iniziato a praticarle? Questa domanda mi ha fatto molto riflettere, e mi sono reso conto che è difficile dare una risposta così, su due piedi, perché praticare Arti Marziali mi ha di sicuro cambiato la vita. Sono tornato con la mente ai miei inizi e al percorso compiuto fino ad oggi, e mi sono reso conto che ho sempre dovuto mettermi alla prova confrontandomi con gli altri per dimostrare a me stesso che ero in grado di superare le difficoltà create dalle tecniche e dagli allenamenti. All’inizio dovevo osservare, ascoltare e imparare da tutti poi, dopo qualche anno di pratica, rappresentavo già un piccolo punto di riferimento per i nuovi allievi, che vedevano in me un obbiettivo da raggiungere, il che mi portò a dare il massimo impegno per essere d’esempio. Anche in virtù di questa “responsabilità”, mi sono sempre messo a disposizione dei nuovi arrivati per aiutarli a capire come migliorarsi, come altri avevano fatto a suo tempo con me e, a completamento del mio percorso, anch’io sono diventato Istruttore, ho aperto la mia scuola, ho conosciuto tante persone che mi hanno cercato spinte dalla voglia di imparare, e ora il compito di trasmettere le mie conoscenze e il mio entusiasmo dipende esclusivamente da me. Le Arti Marziali mi hanno indubbiamente formato sul piano fisico, perché ho imparato a conoscere il mio corpo, a eseguire movimenti bellissimi, a superare la paura di combattere, a resistere quando le energìe sembrano abbandonarmi, e ho imparato a non arrendermi mai. Sul piano psicologico, mi hanno dato una grande capacità di controllare le mie emozioni, come la rabbia e la paura, mi hanno insegnato a mantenere la lucidità in situazioni di forte stress, mi hanno aiutato a capire come rapportarmi con gli altri, il rispetto, l’educazione, ma anche la fermezza di carattere e la decisione nell’impormi, in caso che questo sia necessario. Come penso sarebbe stata la mia vita se non avessi mai iniziato a praticare Arti Marziali? Non avrei mai conosciuto le tante persone splendide che ho incontrato in questi anni e non avrei mai vissuto tanti momenti indimenticabili… e di sicuro non sarei l’uomo che sono ora.

2010... verso nuove sfide


Anche il 2009 sta per passare agli archivi e, come ogni anno, è ormai tempo di bilanci e di riflettere su ciò che è stato fatto e di come sia possibile migliorarsi per il 2010 che verrà. Per noi del Combat Center Bologna è stato l’anno del decennale, degnamente festeggiato con l’Open Day di allenamento e divertimento in ottobre alla palestra Mithos di Bologna. L’iniziativa è stata così apprezzata da tutti coloro che vi hanno partecipato, che abbiamo deciso di ripeterla ogni anno a partire dal 2010, l’ultimo sabato prima della pausa natalizia. Di sicuro però il 2009 resterà nella nostra breve storia per gli incredibili e inattesi risultati ottenuti nel Full Contact Stickfighting, il combattimento con i bastoni del Kali-Escrima. Il nostro atleta Fabio Bertuzzi ha letteralmente trionfato alla sua prima partecipazione ai Campionati Italiani di Febbraio, guadagnandosi sul campo la convocazione in Nazionale, ben ricompensata con le due splendide medaglie d’argento conquistate tre mesi fa a Bristol in Inghilterra, ai Campionati Europei confrontandosi con i migliori combattenti d’Europa. Al Combat Center Bologna il programma standard è finalizzato alla Difesa Personale e il Full Contact Stickfighting è uno sport praticato soltanto da chi lo richiede espressamente: il fatto che Fabio e il suo Istruttore, Moreno Martelli, siano stati convocati in Nazionale, la nostra collaborazione nella preparazione fisico-atletica di tutta la squadra azzurra, i risultati ottenuti sul campo, sono la dimostrazione reale che il livello del nostro lavoro è altissimo. Il 2010 è ormai alle porte e le nuove sfide ci troveranno pronti come sempre da dieci anni a questa parte: i Campionati Italiani a Febbraio e i Mondiali di luglio in Messico ci stanno aspettando, ma nonostante questo, la parte sportiva avrà sempre per noi un’importanza di secondo piano rispetto al vero obbiettivo dei nostri allenamenti, cioè la Difesa Personale. Purtroppo, le strade continuano a non essere sicure, le cronache continuano a martellarci con notizie relative ad aggressioni violente per rapine, risse, stupri, e sapere difendere se stessi e le persone che ci sono care non è più una scelta, ma una vera e propria necessità. Noi ci saremo anche nel 2010 con la serietà e la professionalità sempre dimostrate finora. Tanti Auguri di Buone Feste a tutti i lettori del Dove.

Dopo un'aggressione


Negli ultimi numeri del Dove, abbiamo trattato il “prima” di un’aggressione (prevenire e evitare non rispondendo alle provocazioni) e il “durante” l’aggressione (controllare se uno o più aggressori, guardare le mani per capire se ci sono armi, tenere una lunga distanza). Ma cosa succede “dopo” un’aggressione o meglio, cosa potrebbe succedere a cose fatte? Dieci anni fa questo non rappresentava un grosso problema, specialmente se lo scontro si svolgeva senza testimoni, ma negli ultimi tempi le nostre città si stanno popolando di ogni tipo di videocamere di sorveglianza che riprendono tutto 24 ore su 24: se da un lato questo rappresenta per il cittadino una sicurezza in più, dall’altro rappresenta il rischio di andare incontro a guai legali nel caso in cui la difesa personale diventi ingiustificata o eccessiva. Banche, uffici postali, distributori di carburanti, negozi, centri commerciali, locali privati, abitazioni, parcheggi, ormai tutto è controllato da migliaia di videocamere, e stati sicuri che se finite in una rissa, almeno un filmato che vi riguarda salterà fuori in pochissimi giorni. Se prendete a pugni una persona che vi provoca e vi insulta pesantemente, da un filmato risulterà che siete stati voi ad aggredire e colpire per primi: è bene che sappiate che in giro ci sono molti furbetti che provocano gli altri col solo scopo di farsi colpire, solo per andare a farsi refertare al pronto soccorso e a sporgere denuncia per chiedere il risarcimento danni. Conosco personalmente persone che hanno dovuto sborsare decine di migliaia di euro di risarcimento senza contare i soldi lasciati all’avvocato e quelli pagati per spese processuali. In più, la legittima difesa viene considerata tale solo se proporzionale all’offesa, quindi ne consegue che, nel caso l’aggressore non rappresenti più un pericolo, è bene darsi alla fuga. Accanirsi su di lui, magari colpendolo mentre è a terra (anche se alcuni lo meriterebbero), rappresenta un gravissimo abuso punibile per legge, ed è meglio pensarci subito, anziché quando si dovranno fornire spiegazioni ai Carabinieri che hanno appena visionato il video. Tutti questi aspetti devono essere trattati in palestra come le tecniche di combattimento, ogni sera, altrimenti non state studiando la Difesa Personale: state solo facendo “fitness”.

Durante un'aggressione


Negli ultimi due numeri del Dove, abbiamo visto come il riuscire ad evitare le situazioni di aggressione a priori, sia sempre da considerarsi la scelta migliore, perché non sappiamo mai a cosa andremo incontro e quali conseguenze fisiche e legali uno scontro ci causerà. E’ anche vero che però a volte non possiamo fare nulla per evitare di combattere, perché la situazione è troppo compromessa o perché vediamo in pericolo altre persone più deboli. In questi casi ci sono alcune cose che è bene sapere e verificare quanto prima è possibile: innanzitutto, ci stiamo confrontando con una persona sola (l’automobilista incavolato o il vicino di casa) o con un gruppo di persone (il provocatore della disco con gli amici pronti a dargli man forte)? Nel primo caso possiamo concentrare tutta la nostra attenzione su un bersaglio solo, nel secondo ci dovremo muovere tenendo d’occhio i movimenti di tutti. Come seconda cosa, è fondamentale tenere l’aggressore a una distanza che sia sicura per noi, in relazione a ciò che sappiamo fare: quasi sempre, specialmente nelle risse, chi cerca rogne tende ad avvicinarsi subito per porre il confronto sul piano fisico, classico del testa contro testa / torace contro torace, perché sa benissimo che a questa distanza il primo che colpisce ha vinto, e se lui è già psicologicamente pronto a colpire, ha un grande vantaggio. Se ci si trova faccia a faccia, perché la situazione è nata in un pub o in un locale e non si è riusciti a tenere la lunga distanza, è indispensabile tenere le mani alte e di fronte al torace, per riuscire a porre una barriera, o un bello spintone, nel caso partissero pugni o testate. Terza cosa, di importanza vitale, è cercare di vedere sempre le sue mani: se ha una mano nascosta in tasca o dietro la gamba, bisogna sempre immaginare che quella mano impugni un’arma che può colpire all’improvviso, specialmente se l’aggressore appare tranquillo. Ultimo suggerimento, che analizzeremo più nel dettaglio sul prossimo numero del Dove, abbandonare la scena dello scontro appena è possibile: se l’aggressore è stato colpito alla testa, alle gambe, ai genitali, o è caduto a terra, bisogna evitare di cadere nella tentazione di “dargli una lezione” e bisogna andarsene immediatamente, prima di crearsi altri guai.

Prima di un'aggressione (2)


Che bisogno ho di confrontarmi con una persona che mi provoca, che non conosco, e che probabilmente non rivedrò mai più? Nessuno! Ma il nostro piccolo e stupido ego di esseri umani non accetta che qualcuno calpesti il nostro territorio senza pagare dazio, e se questo può mettere a rischio la nostra vita… pazienza, tanto abbiamo il difetto di sentirci sempre superiori e più forti degli altri e, specialmente se giovani, ci sentiamo immortali. Ogni volta che un ragazzo viene ucciso in una rissa, spesso fuori da un locale, è la riprova che non è così difficile morire e che chi ci provoca può essere più forte di noi, magari solo perché è psicologicamente pronto a combattere, perché è armato o è spalleggiato da amici. Se quel ragazzo fosse stato capace di ignorare la provocazione, di chiedere scusa anche se non era il caso, di allontanarsi, anche facendo credere di essere un vigliacco, forse sarebbe ritornato a casa vivo, con grande gioia dei suoi familiari, che ora invece passeranno il resto della loro esistenza a piangere la sua morte: tutto questo per cosa? Per l’onore? E’ bene rendersi conto che un vero uomo ha ben altri modi per dimostrare il proprio onore! E quando c’è di mezzo il denaro? Perché reagire ad una rapina? Quanti euro avete in tasca di solito? 50? 200? Se reagite, questo è il valore che date alla vostra vita! Ma come bisognerebbe comportarsi di fronte ad un rapinatore? Pensando che forse lui ha più paura di noi (altrimenti non impugnerebbe un’arma), che potrebbe essere alterato da sostanze o da un’astinenza da esse, che può bastare un gesto improvviso per scatenare una sua reazione istintiva, pericolosa, potenzialmente mortale, che neanche lui aveva previsto. Parlargli con tono calmo per tranquillizzarlo, specificando che NON si intende reagire e che avrà ciò che chiede senza problemi, mostrandogli le mani aperte, può salvarci la vita. Se ci si prepara alla Difesa Personale, queste strategie devono diventare parte integrante del proprio modo di vivere, ripetute e assimilate ogni volta che ci si allena, come si fa con tutte le altre tecniche, perché ogni volta che eviteremo di combattere, noi avremo vinto. Purtroppo però, non sempre è possibile evitare lo scontro, e sul prossimo Dove vedremo cosa fare “durante”.

Prima di un'aggressione (1)


Quando si parla di aggressioni e risse da strada in un contesto di Difesa Personale si deve dare sempre moltissimo risalto al “prima” cioè tutto quello che riguarda il riconoscere la situazione di pericolo, prevenirla ed evitarla con il giusto atteggiamento fisico e mentale. Quante volte nei servizi dei telegiornali abbiamo sentito parlare di rissa per futili motivi? Se ci si ragiona con razionalità, tutte le risse nascono per futili motivi, e nel 99% dei casi (almeno) lo scontro potrebbe essere evitato con un po’ di educazione, prudenza e furbizia: educazione, evitando di aggredire gli altri come succede ogni giorno nel traffico delle città, impantanandosi in scontri verbali ridicoli e inutili con persone che non riincontreremo mai più in tutta la nostra vita, prudenza, perché non possiamo sapere se chi ci affronta è armato o no, se ha amici che ci aspettano al varco, se è un criminale, pazzo o se è sotto l’effetto di sostanze e infine, furbizia, la furbizia di capire che ricevere colpi o coltellate fa molto male e arrecare danni fisici ad un’altra persona può far rischiare una denuncia penale o la galera. Comunque finisca ne usciremo sconfitti, e di sicuro la nostra vita cambierà per sempre! A volte è davvero difficile sopportare le persone aggressive, arroganti, e maleducate, ma se si reagisce con lo stesso atteggiamento c’è tutto da rimetterci e niente da guadagnarci. Un mio amico di Milano ebbe un alterco con un altro automobilista, lo fermò, scese per affrontarlo e “insegnargli come ci si comporta” e si trovò una pistola puntata in faccia: mi disse “ho creduto di morire” e io gli risposi che avrebbe dovuto pensarci prima di fermarsi. Era così importante per lui insegnare l’educazione a quell’automobilista? No di certo! E’ ovvio che non pensava di trovarsi di fronte a una pistola, ma la prima cosa da tenere in mente quando si affronta qualcuno, anche solo verbalmente, è aspettarsi sempre il peggio. Quando insegno nelle scuole, alla domanda “come vi comportate se in un locale qualcuno vi provoca?” la risposta dei ragazzi di solito è “gli dico di uscire e gli spacco la faccia”. Poi gli chiedo cosa farebbero se, una volta fuori, si trovassero un coltello alla gola, e qui nascono i primi dubbi: ma quanti ragazzi muoiono per le risse nei parcheggi dei locali?
Continua...

Prima, durante e dopo


Quando si parla di discipline di Difesa Personale di solito il pensiero va alle Arti Marziali e a quei film e telefilm dove il Maestro di turno (generalmente poliziotto, oppure di origine orientale) addestra il giovane (e spesso stupido) allievo ad eseguire tecniche incredibili per reagire alle violenze del solito gruppo di bulli prepotenti che gli rende impossibile la vita. La convinzione generale è che la Difesa Personale consista in una serie di “mosse” dove “se l’aggressore ti prende così tu fai cosà”, ma questo è riduttivo e decisamente sbagliato. Nella realtà l’argomento Difesa Personale è estremamente complesso, perché non si deve limitare solo alla fase della reazione fisica, ma anche a quello che succede prima e dopo. Innanzitutto bisogna distinguere le differenti motivazioni che portano ad allenarsi uomini e donne, gli uni per difendersi da risse e provocazioni, le altre per combattere le situazioni di violenza fisica e sessuale e questa è una bella differenza per ciò che riguarda la tipologia delle situazioni, aggressori, luoghi, atteggiamenti di prevenzione e strategie del confronto. Capire come riconoscere le situazioni a priori, parlare con il tono giusto e dicendo le frasi giuste, sapere mantenere le distanze e un atteggiamento non aggressivo o prevaricatore è di sicuro molto più importante delle tecniche di autodifesa vere e proprie, perché è nella fase del “prima” che possiamo quasi sempre scegliere se arrivare allo scontro fisico oppure no. Se la situazione è inevitabile e si entra nella fase del “durante”, si cercherà di mantenere l’aggressore a distanza, di non subire colpi, di non farsi bloccare da prese o gettare a terra. Se siamo riusciti a reagire con efficacia portando colpi che ci hanno permesso di mettere l’aggressore nella condizione di non nuocere, la fase del “dopo” diventa di un’importanza fondamentale, quando cioè dovremo essere pronti all’eventualità di dover rispondere delle nostre azioni alle autorità e di giustificare un comportamento nostro malgrado violento che, se mal interpretato, potrebbe facilmente essere fonte di problemi giudiziari a non finire. Come vedete, l’argomento è molto più complicato di come si presenta nei telefilm e, nel mio piccolo, cercherò di trattarlo molto più dettagliatamente sui prossimi numeri del Dove.

Anniversari e speranze


Nel week end del 4 ottobre, tra l’altro festa del patrono, mentre il Bologna Football Club festeggiava i suoi 100 anni di attività noi del Combat Center Bologna eravamo a Bristol, in Inghilterra, a festeggiare il nostro decimo compleanno combattendo ai Campionati Europei di Full Contact Stickfighting, indossando la divisa azzurra della Nazionale Italiana. Le aspettative erano buone anche se sapevamo di affrontare avversari molto più esperti di noi, perché questa disciplina è arrivata in Europa proprio in Inghilterra, e molti anni prima che in Italia, ma eravamo tutti ben preparati e intimamente convinti di potercela giocare ad armi pari contro chiunque: infatti i risultati ottenuti hanno superato ogni rosea previsione. L’Istruttore del Combat Center, Moreno Martelli è stato sconfitto dall’inglese Campione del Mondo in carica solo al minuto di spareggio, dopo tre round infuocati e finiti in parità, ma il vero capolavoro è stato quello di Fabio Bertuzzi, attuale Campione Italiano in carica, che è riuscito a raggiungere la finale sia del bastone singolo che dei doppi bastoni: il suo avversario, Damien Mills, un bravissimo e famoso Istruttore inglese è riuscito ad avere la meglio in entrambe le finali ma con verdetti che hanno lasciato ben più di qualche dubbio. A queste due nostre fantastiche medaglie d’argento vanno poi aggiunte quelle conquistate dai nostri compagni di Nazionale: quattro d’oro, altre due d’argento e tre di bronzo, (tra le quali l’oro maschile a squadre, che l’Italia non aveva mai vinto), e delle quali ci prendiamo una piccola parte di merito visto che Moreno, l’Istruttore del Combat Center, ha curato la preparazione fisica e atletica della squadra nei sei mesi che hanno preceduto i Campionati. E’ stato un week end fantastico dove noi, nel nostro piccolo, abbiamo tenuto alto l’onore dell’Italia e di Bologna, alla quale sentiamo di dedicare le nostre medaglie in un periodo di risultati sportivi così poco edificanti; a volte i nostri pensieri tornavano al Dall’Ara, dove avremmo voluto essere per assistere alla festa del Centenario, ma questo non era possibile. Non possiamo neanche consolarci dicendo che “sarà per la prossima volta”, ma possiamo augurare al Bologna F.C. di tornare prima possibile a combattere in Europa, proprio come abbiamo fatto noi.

Open day dei 10 anni


Sabato 31 ottobre il Combat Center Bologna festeggerà il decimo anno di attività! La nostra scuola nacque quasi per caso, nell’ormai lontano 1999, grazie all’insistenza di un gruppetto di persone appassionate del Jeet Kune Do di Bruce Lee e del Kali-Escrima filippino, che riuscirono a convincermi ad avviare un corso aperto a tutti: all’epoca stavo ancora studiando queste discipline a livello personale e in una città dove Boxe, Muay Thai, Karate, erano già diffuse e radicate sul territorio cittadino con decine di palestre, e migliaia di praticanti pensavo che, aprendo un corso, non sarei nemmeno riuscito a coprire le spese. Mi accorsi presto che, invece, tante persone che già praticavano Arti Marziali e sport di combattimento, anche da molti anni, erano alla ricerca di qualcosa di nuovo, di diverso, di qualcosa che trattasse seriamente la Difesa Personale in tutti i suoi aspetti, da quelli pratici a quelli più teorici ma altrettanto importanti, come le leggi che regolamentano l’autodifesa e quale atteggiamento psicologico e comportamentale tenere in una situazione di pericolo. Mi accorsi di quante persone erano stanche di sostenere esami per cambiare il colore alla propria cintura, stanche di eseguire lunghe sequenze di movimenti colpendo l’aria, stanche di curare dettagli assurdi e inutili in nome della ricerca di una perfezione irraggiungibile. Mi accorsi di quante persone erano stanche di colpire un sacco e combattere sul ring, pur sapendo che non sarebbero state capaci di difendersi da un aggressore armato di coltello. Mi accorsi di quante persone desideravano allenarsi su tecniche utili, pratiche, efficaci, e mi resi conto che, forse, c’era la possibilità che un corso regolare potesse sopravvivere. In questi 10 anni i nostri programmi sono cambiati e le tecniche si sono evolute, perché la possibilità di lavorare con i più importanti Maestri del settore ci porta a rimetterci sempre in discussione, per non considerarci arrivati, per migliorare la qualità di ciò che alleniamo. Sabato 31 ottobre saremo alla palestra Mithos, in via Emilia Levante 17 a Bologna, dalle ore 14 alle ore 19, e saremo a disposizione di tutti coloro che vorranno venire a conoscerci o a provare direttamente le nostre discipline in prima persona. Sarete tutti i benvenuti!

7a mostra dei coltelli


Sabato 24 ottobre si terrà a Bologna, all’interno della galleria del Centro Commerciale Fossolo 2, situato tra via Lincoln e via Bombicci, la settima Mostra dei Coltelli artigianali. La manifestazione è organizzata da Gabriele Polazzi, titolare della ferramenta-casalinghi Bengi presente all’interno del centro, diventata negli anni anche una coltelleria conosciuta a livello nazionale per la qualità dei coltelli artigianali e militari in vendita al suo interno. Saranno presenti decine di Maestri coltellinai provenienti da tutta Italia che esporranno al pubblico le loro splendide creazioni sulle bancarelle della galleria, dalle ore 9 alle ore 19: la tradizione italiana della costruzione dei coltelli artigianali è famosa da sempre in tutto il mondo ed è mantenuta tale grazie a molti appassionati capaci di disegnare e costruire lame e impugnature così rifinite e perfette, da poter essere di certo considerate “opere d’arte”. Durante la giornata avrà luogo anche un’esibizione di Kali-Escrima preparata ed eseguita dall’Istruttore Moreno Martelli e dagli allievi del Combat Center Bologna durante la quale verranno mostrate le principali tecniche di difesa a mani nude contro avversario armato di coltello, e il combattimento coltello contro coltello, parte fondamentale dell’addestramento di tutti i più importanti Corpi Speciali Militari, e Polizie Antiterrorismo, in tutto il mondo. Saranno anche mostrate tecniche del Balisong filippino, conosciuto anche come coltello a farfalla e famoso per essere impiegato in film e telefilm di ogni genere, e del Karambit, un micidiale coltello indonesiano ad uncino, che prende il nome dall’artiglio della tigre. Sarà un’occasione imperdibile sia per gli appassionati di coltelli che potranno ammirare realizzazioni uniche sia per gli appassionati di arti marziali e difesa personale che potranno vedere dal vivo l’efficacia del combattimento e della difesa personale del Kali-Escrima. L’esibizione del Combat Center Bologna si svolgerà approssimativamente alle ore 16,30.

Voglio imparare a difendermi


Voglio imparare a difendermi: almeno il 95 per cento di chi pratica Arti Marziali o sport di combattimento è entrato per la prima volta in una palestra pronunciando queste parole. E’ evidente che la risposta del Maestro o Istruttore di turno sarà stata che non c’era alcun problema, che quello era il posto giusto, e che ciò che si insegnava e si praticava in quella palestra era esattamente ciò che serviva allo scopo, e che il nuovo allievo stava cercando. Peccato che invece non sia quasi mai così, specialmente quando si tratta di corsi nei quali si insegna a combattere su un ring o su un tatami, sempre uno contro uno e con regole ben precise, dove l’obbiettivo dell’allenamento non è certo la difesa personale, ma vincere una competizione sportiva o ricercare una perfezione di movimenti utopistica e irraggiungibile. Quante volte in queste palestre ci si allena ad affrontare più di un aggressore alla volta? Eppure, nelle situazioni reali, può capitare che gli avversari siano due, o tre, o un gruppo anche maggiore, quindi com’è possibile applicare qualcosa che non è mai stato provato? Quante volte viene affrontata la difesa personale da aggressori armati e con quale arma? Eppure basta leggere i quotidiani per capire che oggi è facile scontrarsi con un criminale armato di coltello, così come succede spesso che una rissa finisca a bastonate e bottigliate. E, ultimo, quante volte in queste palestre si tratta l’aspetto legale della difesa personale? Quando un Istruttore insegna tecniche potenzialmente pericolose ai suoi allievi, è un suo preciso dovere metterli a conoscenza anche delle conseguenze che possono scaturire da un utilizzo nella realtà sbagliato o esagerato per la situazione e per il contesto del momento: a volte un’azione violenta è giustificabile ma altre volte no, e se si considera che oggi le città sono piene di videocamere che registrano ogni cosa in ogni momento, potrebbe capitare di dover rendere conto delle proprie azioni nell’aula di un tribunale, di fronte ad un giudice. Difesa Personale, Arti Marziali, sport di combattimento, sono cose assolutamente diverse con metodologie, finalità, e applicazioni, diverse: se volete imparare a difendervi scegliete una disciplina specifica e un Istruttore qualificato, per evitare di sprecare tempo e denaro.

Inizia il decimo anno


Siamo a settembre e, dopo il meritato relax estivo, sono ripresi i corsi del Jeet Kune Do di Bruce Lee, del Kali-Arnis-Escrima e di Autodifesa Femminile al Combat Center Bologna. Sarà un anno davvero grande per noi, perché tra un mese avremo l’onore di rappresentare l’Italia ai Campionati Europei di Full Contact Stickfighting che si svolgeranno a Bristol in Inghilterra, e perchè a fine ottobre festeggeremo il decimo anniversario della nascita della nostra Associazione: stiamo preparando alcune iniziative per festeggiare questo traguardo, e se leggerete i nostri articoli sul Dove saprete come fare per partecipare alla nostra festa. Per ciò che riguarda le nostre attività a Bologna città, manterremo la nostra sede storica presso i locali della palestra MITHOS in via Emilia Levante 17 di fianco al Pontevecchio (tel. 051-545140) e gli stessi orari dell’anno scorso: martedì dalle 20 alle 21 l’Autodifesa Femminile, e martedì e venerdì dalle 21 alle 22,15 Jeet Kune Do e Kali-Escrima per tutti. Alla periferia est di Bologna, in località Prunaro di Budrio, in una splendida sala presso la palestra TR-CLUB in via Mori 6 (telefono 051-808574), si terrà solo il corso di Jeet Kune Do e Kali-Escrima tutti i lunedì e i giovedì dalle ore 21 alle ore 22,15, aperto a tutti. Questa palestra è estremamente vicina a paesi importanti come Budrio, Medicina, Ozzano, Molinella, Castenaso, e può soddisfare la richiesta di sicurezza dei loro abitanti, che non avranno nessun bisogno di recarsi fino a Bologna per imparare, e praticare le Arti Marziali. A coloro che non hanno mai preso in considerazione la possibilità di iscriversi ai nostri corsi, potremmo chiedere: quando senti al telegiornale la notizia di un uomo massacrato di botte per un parcheggio, di una donna aggredita, picchiata e stuprata, di una persona uccisa nel corso di una rapina violenta, non pensi che un brutto giorno potrebbe accadere a te? E in quel caso cosa faresti? Come ti comporteresti di fronte ad un criminale se ti punta un’arma? Se la tua famiglia fosse in grave pericolo, saresti in grado di proteggerla? Non pensi che avere una preparazione tecnica e psicologica su queste situazioni sia utile per affrontarle nel modo giusto? Se non l’hai mai fatto, non potresti pensarci adesso?

L'estate dei coltelli


Negli ultimi tempi si sono registrati numerosi episodi di cronaca che hanno visto giovani affrontarsi a colpi di coltello, e quasi sempre il bilancio è stato di morti o feriti molto gravi. Sembra quindi che andare in giro con il coltello sia una specie di boom tra i giovanissimi e come al solito, grazie al modo di diffondere le notizie dei mass media, sembra di trovarsi di fronte ad un fenomeno completamente nuovo per la società italiana, ma è proprio così? Nel 2007 ho svolto un corso di Difesa Personale al Liceo Scientifico A. Moro di Reggio Emilia e nelle risposte di un questionario anonimo che i ragazzi dovevano compilare prima di iniziare risultò che su 300 ragazzi, 15 portavano regolarmente con sé un coltello sempre, anche a scuola, e addirittura altri 80 stavano pensando di procurarsene uno… prima o poi. Commentando con loro i questionari, la spiegazione di questa scelta era sempre la stessa: il coltello mi serve per difendermi, ma non ho intenzione di usarlo per far male a qualcuno. Nessuno di loro (neanche alcuni docenti) era a conoscenza che il porto di coltello in Italia è vietato per legge, e che questo reato può causare grossi problemi a livello penale: si può portare con sé un coltello solo per “giustificato motivo” (il coltello da funghi se si cercano funghi, quello da sub se si va in immersione) e una passeggiata in centro non lo è di certo. Nessuno considerava che un coltello è un’arma potenzialmente letale, indipendentemente dalle dimensioni e dall’abilità di chi lo impugna, così come nessuno considerava che avere sempre con sè un’arma significa diventare pericolosi per sé e per gli altri: è sufficiente un diverbio (magari con un amico) o un attimo nel quale la rabbia prevale sulla razionalità per provocare un danno irreparabile che cambierà per sempre la vita di moltissime persone. Dopo, come al solito, assisteremo su qualche TV all’intervista “esclusiva” di una persona distrutta che dice “mi dispiace, non volevo farlo”, solo che è già troppo tardi per rimediare. Portare un’arma è una responsabilità enorme e non tutti sono capaci di gestirla nel modo migliore, specialmente sotto stress e quando si tratta di ragazzi molto giovani: difendersi non vuol dire ricorrere alle armi, ma essere prudenti, svegli, ed evitare di mettersi nei guai.

La sottomissione chimica


Tutti noi ci ricordiamo la vecchia raccomandazione di genitori e nonni di “non accettare caramelle dagli sconosciuti vero? Oggi potremmo renderlo più attuale trasformandolo in “attenzione che non ti mettano niente nel bicchiere quando sei in un locale notturno”. Questo fenomeno, ribattezzato “sottomissione chimica” consiste nella somministrazione all’inconsapevole vittima di sostanze che annullano la sua volontà, allo scopo di abusarne sessualmente senza incontrare la minima resistenza, e senza che ne rimanga alcun ricordo. Può sembrare una leggenda metropolitana come tante altre, invece in Spagna è una realtà diffusa già dal 2003, anno nel quale si sono registrati i primi casi, e in aumento costante in tutta l’Europa: il primo studio ufficiale sul fenomeno, realizzato dall’Hospital Clinico di Barcellona, ha rilevato che il 20% delle violenze sessuali commesse in Catalunya avviene proprio secondo questa modalità, approfittando di contesti quali discoteche e feste private. Generalmente vengono utilizzate sostanze inodori e insapori come extasi, ghb (una droga di sintesi), sedativi, barbiturici e antistaminici che, disciolti nel cocktail o nella bibita della vittima la riducono in uno stato di docilità estrema alla quale è associata una forma pesante di amnesia, che non solo rendono quasi impossibile ogni tipo di reazione fisica, ma anche la capacità di ricordare successivamente ciò che è successo e chi ne è stato responsabile. Questo mette la vittima nella condizione di non essere in grado di denunciare l’accaduto, e di non poter identificare l’aggressore neanche nel caso si tratti di una persona conosciuta. Sempre i ricercatori dell’Hospital Clinico stanno preparando un protocollo per affrontare questo problema sul tipo di quelli esistenti già in altri Paesi come la Francia e gli USA, che stabilisce di sottoporre le vittime ad analisi mediche per individuare le sostanze impiegate. C’è anche l’intenzione di intervenire presso le aziende farmaceutiche affinché colorino le sostanze impiegate nella “sottomissione chimica” per renderle particolarmente visibili nel caso vengano disciolte in una bevanda, ma non si sa se decideranno di farlo oppure no. Al momento ciò che possiamo fare è solo sapere, e stare attenti… molto attenti… sempre!

Il giusto uso della forza


Durante giugno e luglio, al Combat Center Bologna, avrà luogo un nuovo tipo di corso denominato “Estate 2009 - Defensive Training” dedicato alla Difesa Personale, aperto sia a chi pratica già Arti Marziali o sport da combattimento, sia a chi non ne ha mai praticati. A Bologna ci sono moltissime scuole di Arti Marziali e di sport di combattimento, e nella stragrande maggioranza di esse si insegna anche Difesa Personale, ma con quali criteri? Generalmente si cerca di applicare le tecniche proprie della disciplina “base” (pugni nella boxe, calci nel Tae Kwon Do, eccetera), che possono essere più o meno efficaci, ma quello che è l’aspetto principale non viene quasi mai considerato: quando, quanto e perché? Quando un’azione violenta nei confronti di altre persone potrebbe essere giustificabile? Se si sta cercando di proteggere qualcuno (o se stessi) o una proprietà, è la stessa cosa? Quanta forza si può impiegare, e quando è indispensabile sospendere l’azione violenta? Si sarà in grado di spiegare successivamente perché si è deciso di ricorrere alla forza? Tutti pensano che una volta battuto il proprio avversario sia tutto risolto, mentre spesso ci sono testimoni, videocamere, persone disposte a sporgere denuncia e chiedere risarcimenti, e se questo dovesse accadere, come ci si giustificherà di fronte alle Forze dell’Ordine? E’ indispensabile che una persona che decide di imparare a difendersi non si ritrovi poi in condizione di rischiare il carcere o rimetterci la casa solo perché il suo Istruttore non gli ha mai spiegato correttamente quando, quanto e perché utilizzare ciò che gli sta insegnando. Approccio alla situazione, controllo dello stress e capacità decisionale su cosa sia meglio fare (e non fare) sono importanti quanto il senso delle distanze, leve articolari e colpi, e ad essi deve essere data la stessa importanza all’interno di qualsiasi corso di difesa personale. I corsi inizieranno l’8 giugno e si svolgeranno a Bologna (palestra Mithos, via E. Levante 17) martedì e venerdì dalle 21 alle 22, e a Prunaro di Budrio (palestra TR-club, via Mori 6) lunedì e giovedì dalle 21 alle 22, e termineranno il 31 luglio: per partecipare è necessario effettuare la prescrizione entro e non oltre il 7 giugno. E’ un’occasione da non perdere!

Combattere o difendersi


Durante giugno e luglio, al Combat Center Bologna, avrà luogo un nuovo tipo di corso denominato “Estate 2009 - Defensive Training” dedicato alla Difesa Personale da strada. Questa iniziativa può essere un’occasione per chi pratica già altre Arti Marziali o sport da combattimento per allenarsi in un periodo nel quale i corsi sono quasi ovunque sospesi per l’estate, su un argomento che tutti pensano di conoscere bene, quando non è proprio così. Nella società moderna, molte Arti Marziali si sono “civilizzate” e privilegiano ormai solo l’aspetto sportivo, ponendo come obiettivo della preparazione la medaglia o il campionato. Ma chi sa combattere, sa anche difendersi? Sicuramente la tecnica, la velocità, il senso della distanza e del tempo aiutano moltissimo ma è anche vero che allenarsi rispettando un regolamento può creare grossi problemi affrontando un avversario che di regole non ne ha. Le strategìe e l’approccio psicologico sono totalmente diversi, specialmente per le donne, il confronto sportivo è uno contro uno, quindi non si combatte mai contro più avversari, e chi combatte sempre a mani nude non conosce le armi e non può sapere che di fronte a una persona armata di coltello bisogna cambiare l’atteggiamento, la guardia e le distanze. Inoltre, chi combatte si muove d’istinto e vive con la logica del confronto diretto e spesso risponde alle provocazioni arrivando allo scontro fisico anche quando sarebbe evitabile. In strada non si conosce il proprio avversario e si può trovare l’avvocato che poi correrà a sporgere denuncia, il delinquente con il coltello, o il vigliacco che ritornerà per vendicarsi spalleggiato dagli amici, e questi sono tutti motivi validissimi per non cacciarsi nei guai. Combattere per sport e difendersi in strada sono due sistemi diversi almeno quanto calcio e rugby: ci sono la palla e la porta, ma essere bravi in uno non vuol dire saper fare l’altro. I corsi inizieranno l’8 giugno e si svolgeranno a Bologna (palestra Mithos, via E. Levante 17) martedì e venerdì dalle 21 alle 22, e a Prunaro di Budrio (palestra TR-club, via Mori 6) lunedì e giovedì dalle 21 alle 22, e termineranno il 31 luglio: per partecipare è necessario effettuare la prescrizione entro e non oltre il 31 maggio. E’ un’occasione da non perdere!

Defensive Training per tutti


Durante giugno e luglio, al Combat Center Bologna, avrà luogo un nuovo tipo di corso denominato “Estate 2009 - Defensive Training” dedicato alla Difesa Personale, aperto sia a chi pratica già Arti Marziali o sport da combattimento, sia a chi non ne ha mai praticati. Per due sere ogni settimana ci si dedicherà allo studio delle situazioni che si verificano di frequente nella realtà di tutti i giorni e di fronte alle quali una persona si trova impreparata. A quanti è già successo di litigare con il vicino di casa, con l’automobilista arrogante, con il bullo della discoteca, con l’ubriaco molesto, e di essere arrivati allo scontro fisico con il contorno di lesioni e denunce, quando con un poco di strategìa si sarebbe potuto evitare? Quante volte il giusto atteggiamento mentale, abbinato alle parole giuste, dette a distanza sufficiente, potrebbe risolvere il problema prima che nasca? Praticamente quasi sempre! Qualche volta può capitare però che lo scontro sia inevitabile, e in questi casi sapere quali colpi possono arrivare, i segnali che il corpo manda prima che partano, come ci si sposta e come ci si protegge, può aiutare a non prendersi un pugno in faccia o una testata sul naso. Essersi allenati anche per un periodo breve, concentrandosi sulle tecniche più semplici da applicare, con l’intensità e la ripetitività che sviluppi la nostra parte istintiva, innesca quei meccanismi mentali e muscolari che ci porteremo dietro per sempre: pensiamo a quanti di noi sono in grado di nuotare o di andare in bicicletta nonostante non lo facciano da anni. Questo è l’obiettivo che ci siamo prefissati al Combat Center Bologna: ogni partecipante deve riuscire, anche se non ha mai avuto simili esperienze in precedenza, ad acquisire tutti i concetti e i princìpi fondamentali sui quali sarà impostato il corso, perché siamo sicuri di quanto sia semplice il nostro programma tecnico, e valida la metodologìa di allenamento. I corsi inizieranno l’8 giugno e si svolgeranno a Bologna (palestra Mithos, via E. Levante 17) martedì e venerdì dalle 21 alle 22, e a Prunaro di Budrio (palestra TR-club, via Mori 6) lunedì e giovedì dalle 21 alle 22, e termineranno il 31 luglio: per partecipare è necessario effettuare la prescrizione entro e non oltre il 31 maggio. E’ un’occasione da non perdere!

Estate 2009 - Defensive Training


Quest’anno al Combat Center Bologna, invece della tradizionale pausa estiva dei nostri corsi, proponiamo una novità che speriamo possa stimolare l’interesse e la curiosità sia di chi pratica già Arti Marziali o sport da combattimento, sia di chi non ne ha mai praticati e vorrebbe imparare qualcosa che gli possa essere utile nelle situazioni di difesa personale. Trattasi di un periodo di otto settimane denominato "Estate 2009 – Defensive Training”, nel quale verranno trattate le situazioni più frequenti e le tecniche più semplici, applicabili da chiunque, uomini e donne, senza che sia necessaria una preparazione fisica particolare. Il programma comprenderà il lavoro sugli spostamenti e sulle distanze, utile per allenare la reattività muscolare e per evitare un attacco (e fondamentale per capire quale distanza si deve tenere da un aggressore armato di arma contundente o da taglio), i colpi più adatti per centrare i bersagli vulnerabili e come contrastare gli attacchi portati più frequentemente e, inoltre, verranno esaminati i vari tipi di arma e i comportamenti di chi la sta maneggiando. Ogni lezione ci si concentrerà su due o tre tecniche al massimo, ma eseguite con modalità differenti e ad intensità crescente, per permettere al corpo di acquisire il movimento base e di sviluppare quell’istinto alla difesa fondamentale per poterle applicare in contesti reali. Per ogni situazione verrà spiegato come rapportarsi con l’aggressore, quale atteggiamento psicologico tenere, se c’è la possibilità di risolverla senza arrivare allo scontro fisico, quali conseguenze potrebbe avere una reazione violenta successivamente, sotto il profilo legale. Chiaramente non si può pretendere di diventare macchine da combattimento in sole otto settimane, però conoscere quali sono le situazioni a rischio e sapere come affrontarle, può essere utile per non andare a cacciarsi in guai che invece si potrebbero facilmente evitare. I corsi inizieranno l’8 giugno e si svolgeranno a Bologna (palestra Mithos, via E.Levante 17) martedì e venerdì dalle 21 alle 22, e a Prunaro di Budrio (palestra TR-club, via Mori 6) lunedì e giovedì dalle 21 alle 22, e termineranno il 31 luglio: per partecipare è necessario effettuare la prescrizione entro e non oltre il 31 maggio. E’ un’occasione da non perdere!

A mani nude contro le armi


Nel corso dell’ultimo week-end di marzo, c’è stato in Italia un numero impressionante di risse violente per futili motivi e tra gruppi numerosi di persone, che hanno provocato in tre casi, a Roma, Milano ed Arezzo, tre morti e un imprecisato numero di feriti molto gravi. Quello che preoccupa è che, in tutti questi casi, sono state utilizzate armi da taglio o armi da fuoco che evidentemente, nonostante i divieti di legge, molte persone portano con sé. E’ chiaro quindi che chi si interessa alla Difesa Personale debba considerare la difesa dai vari tipi di arma come la parte principale del proprio programma di allenamento e non solo come qualcosa di divertente che può servire a riempire gli ultimi dieci minuti della lezione. Ho diversi amici che praticano Pugilato, Muay Thai e Tae Kwon Do che, in quanto ottimi combattenti, erano convinti di sapersi difendere anche in strada, finchè non gli ho mostrato cosa succede quando ci si trova di fronte ad un avversario armato di bastone o di coltello: si sono subito resi conto che cambia completamente l’approccio all’avversario, la guardia che tengono di solito non è più corretta perché espone troppo le mani o l’interno dei polsi, la distanza da tenere deve essere maggiore e se non si è abituati non è mai sufficiente, e gli spostamenti devono essere improvvisi e fulminei, altrimenti si viene colpiti sulle gambe. Sono sempre riuscito a colpirli con la massima facilità, non perché fossi più bravo di loro, ma solo perché non avevano la conoscenza di cosa stavano affrontando in quel momento. Questo gli ha fatto capire che se fosse stata una rissa da strada forse sarebbero morti! Sono molto felice che grazie a me si siano resi conto che nessuno è in grado di difendersi da ciò che non conosce, e che la propria abilità nel combattimento può a volte infondere la falsa sicurezza a causa della quale finiamo per cacciarci in guai che possono essere evitati. Capire come si usano le armi significa sapere come si nascondono per poterle estrarre in modo improvviso, quali sono gli attacchi più frequenti e pericolosi, come evitarli, e come potrebbe reagire una persona armata se riusciamo a colpirla o se cerchiamo di disarmarla. Se non conoscete le armi, non pensate di affrontarle: alla fine vinceranno sempre loro!

JKD original o concepts?


Fin dal giorno seguente alla morte di Bruce Lee, nel luglio del 1973, coloro che avevano studiato e praticato Jeet Kune Do con lui si sono trovati in disaccordo riguardo a che cosa sarebbe stato più giusto fare per portare in alto il suo nome, e diffondere il Jeet Kune Do. Da allora nel mondo, oltre a una miriade di Associazioni più o meno importanti e famose e a centinaia di Istruttori più o meno capaci, ci sono due diversi modi d’interpretare l’arte: il cosiddetto “original” che si ripromette di mantenere praticamente inalterato tutto ciò che Bruce Lee praticava e aveva codificato nel suo programma dell’epoca, e il “concepts” che persegue invece l’aggiornamento continuo riadattando ogni tecnica in base alle necessità. Mai come in questo caso una via è sbagliata (original) mentre l’altra è giusta (concepts). Bruce Lee ha sempre detestato le Arti Marziali tradizionali perché le considerava vecchie e non al passo con i tempi, con i loro Maestri più concentrati a mantenere schemi obsoleti che a studiare nuove strategìe e metodologìe di allenamento per far progredire gli allievi. Chi pratica la versione original non si rende conto che ha trasformato il Jeet Kune Do in una di quelle arti tradizionali che Bruce Lee proprio non sopportava, rimanendo fermo sul piano tecnico al 1973: soluzioni che allora erano rivoluzionarie oggi non funzionano più! Il Jeet Kune Do non è un’Arte Marziale, ma un’idea, un concetto: osserva tutto ciò che può essere utile, provalo, e se vedi che funziona imparalo e allenalo, e non smettere mai di ricercare e sperimentare perché la parte più importante del Jeet Kune Do non è l’arte e la sua struttura, ma l’individuo che la pratica e la crescita che deve raggiungere tramite essa. Il mondo progredisce giorno dopo giorno, e quando guardiamo i filmati degli anni 1970 di calcio, basket, atletica, formula 1, ci appaiono ridicoli se confrontati con quelli di oggi, e ci rendiamo conto che non sarebbe pensabile continuare oggi a competere come allora. Al Combat Center Bologna cerchiamo di mantenere le solide basi sulle quali questa idea innovativa e rivoluzionaria è nata e si è sviluppata, ma senza interrompere la nostra ricerca continua per cercare di migliorarci e crescere sempre di più, insieme a tutti i nostri allievi.

Valutare un istruttore


Spesso ho sentito rispondere a chi chiede in base a cosa si deve valutare la capacità di un Istruttore di Arti Marziali, che il metro di giudizio è la sua abilità nel combattimento, e che “se non è in grado di menarti puoi tranquillamente andartene a cercare qualcun’altro”. Ognuno può pensarla come vuole, però ci sono esempi che non confermano questa tesi: mi è difficile credere che il Maestro di boxe di Mike Tyson fosse in grado di “menarlo”. Tante volte ho visto cinture nere prenderle da allievi cintura blu con tre anni di pratica, e solo perché la condizione fisica era diversa: spesso un Istruttore trascorre molto più tempo ad insegnare che ad allenarsi (ritengo che gli Istruttori che si allenano mentre dirigono le lezioni non siano professionali, perché non è possibile correggere gli allievi mentre ci si allena) e l’allievo bravo e preparato fisicamente può senz’altro creargli più di un problema. Se un Istruttore ha avuto infortuni, incidenti, malattie, che gli hanno impedito di allenarsi per mesi o per anni, non sarà in grado di combattere alla pari con un avversario allenato, e solo per questo si può considerare quell’Istruttore inutile o incapace? Assolutamente no! Un valido Istruttore deve avere innanzitutto la conoscenza della tecnica che insegna, fino nei minimi dettagli, la conoscenza del corpo umano per non far allenare gli allievi in modo sbagliato o pericoloso, e deve strutturare le lezioni in base ad un programma progressivo. Deve saper trasmettere la sua passione per ciò che pratica attraverso gli insegnamenti che devono raggiungere tutti gli allievi e non solo quelli più bravi o più dotati fisicamente, poi deve essere in grado di visualizzare gli errori d’esecuzione e deve sapere come correggerli. Come si valuta un’Istruttore? Lavorando con lui per capire il suo livello di conoscenza, se ha un buon metodo d’insegnamento, se ha attenzione ai dettagli, e se è in grado di farci migliorare tecnicamente: se ci si accorge che non è così, si potrà tranquillamente andare a cercare qualcun altro.

Ancora con i pugni???


Lunedì 9 marzo, giorno successivo alla Festa della Donna, ho acquistato il quotidiano di Bologna “Il Resto del Carlino” e mi è balzata agli occhi una splendida foto di un gruppo di ragazze durante un corso di Autodifesa Femminile svoltosi a Roma: stavano eseguendo una tecnica di pugno, e tutte avevano le dita chiuse male, il pollice disteso e il polso storto. Mi sono chiesto chi fosse il responsabile del corso e se aveva una minima idea dei danni che stava provocando insegnando cose simili a persone che si affidano a lui in buona fede. Il pugno per essere efficace deve essere allenato molto a lungo per imparare a chiudere la mano nel modo corretto (provateci con le unghie lunghe) e per tenere il polso diritto. La sua meccanica di movimento porta ad eseguire una rotazione del braccio difficile da controllare se inesperti, che rende complicato centrare il bersaglio con sufficiente potenza. Proviamo poi a paragonare la struttura ossea della mano di una donna e quella della testa di un uomo, naso compreso, ed è chiaro che la mano è destinata a frantumarsi nell’impatto. Ci sono molti uomini, con mani enormi e robuste, che hanno subito fratture gravi per aver preso a pugni in faccia un aggressore in una rissa da strada, e tra loro anche diversi pugili. Ormai sono decenni che nei corsi di Difesa Personale Femminile seri non si insegna più alle donne a colpire con il pugno ma con il palmo della mano aperta, e questo perché è più facile da eseguire, si centra meglio il bersaglio, non ci si spezza né la mano né il polso, e visto che l’obbiettivo di questo colpo è il naso, il danno che si può provocare è sufficiente per creare forte dolore, difficoltà respiratorie e problemi visivi causati dalla lacrimazione. Per cronaca, gli Istruttori della Polizia Americana stanno sostituendo negli addestramenti i colpi di pugno con quelli con il palmo della mano, perché giudicati più sicuri ed efficaci. Siamo alle solite, chiunque pratica qualcosa che ha a che fare con il combattimento crede d’essere in grado d’insegnare difesa personale e questo costituisce un’enorme pericolo: è possibile che le tecniche che si insegnano debbano davvero salvare una vita, un giorno, e chiunque non ha la conoscenza e una sufficiente esperienza, farebbe bene a lasciar perdere.

Full Contact Stickfighting


Il lato sportivo del Kali-Escrima, ovvero il combattimento a contatto pieno con i bastoni. Le Arti Marziali che pratichiamo nei corsi del Combat Center Bologna hanno come unico e solo obiettivo la Difesa Personale da strada contro avversari a mani nude o armati, e per questo siamo profondamente convinti che le discipline marziali “sportive” finalizzate alla competizione non siano il massimo per preparare gli allievi ad affrontare situazioni reali. Un amico che praticava Tae Kwon Do, si trovò coinvolto in una rissa e colpì l’aggressore con un calcio circolare al corpo, e l’altro gli afferrò la gamba, lo gettò a terra, gli salì sopra e gli tempestò la faccia di pugni: lui eseguì d’istinto la tecnica che allenava sempre, l’altro reagì in un modo che nel Tae Kwon Do è vietatissimo, e il mio amico fu colto di sorpresa. Il Full Contact Stickfighting, ovvero il confronto “regolamentato” tra combattenti armati di bastone singolo o di doppi bastoni rappresenta un aspetto del Kali-Escrima che permette ai praticanti di confrontare le proprie abilità nell’utilizzo delle armi, ma non condiziona in nessun modo l’allenamento alla Difesa Personale, anzi, il fatto che esistano varie tipologie di combattimento e diversi regolamenti, mette l’allievo in condizione di doversi adattare di volta in volta alla situazione e all’avversario, e questo è ottimo anche nell’ottica difensiva. In palestra utilizziamo bastoni imbottiti, caschetti e guanti leggeri, ed è permesso tutto ciò che è possibile fare, compresi calci, pugni, prese, proiezioni al suolo, strangolamenti, lotta a terra: è estremamente realistico e simile a ciò che succede nelle aggressioni in strada. Nel regolamento AKEA si combatte con bastoni di rattan e le protezioni adeguate, si può colpire ovunque ma quando si colpisce il bersaglio ci si ferma e si ricomincia: ci si abitua a colpire l’avversario cercando di non subire colpi, migliorando velocità e scelta di tempo. Nel regolamento internazionale WEKAF si combatte con bastoni di rattan e le protezioni su tre round di un minuto e non si può colpire alle gambe: fantastico sotto il profilo fisico, per la continuità dell’azione, e per abituarsi a combattere anche se affaticati e sotto stress. Tre modi divertenti di combattere per migliorare le proprie qualità nella Difesa Personale.

Una grande impresa sportiva


Sabato e domenica appena trascorsi rappresenteranno per il Combat Center Bologna due giornate storiche e indimenticabili, tra l’altro proprio a pochi mesi dal decimo anniversario della nostra fondazione: Fabio Bertuzzi, primo allievo iscritto a combattere al Campionato Italiano di Full Contact Stickfighting, ha compiuto una vera e propria impresa vincendo tre medaglie su tre categorie, al palazzetto dello sport di Ceccano in provincia di Frosinone. Già la medaglia d’argento nel bastone singolo con regolamento AKEA rappresentava un risultato oltre le aspettative, ma la vera sorpresa doveva ancora arrivare con la conquista di due medaglie d’oro, prima nella specialità con doppi bastoni regolamento AKEA, e poi nel regolamento internazionale WEKAF: quest’ultima è stata ottenuta dopo aver sconfitto in semifinale l’atleta della Nazionale Italiana e vice campione del mondo nelle Filippine nel luglio 2008, dopo una vera e propria battaglia senza respiro, intensissima ed esaltante. Come coronamento a questo week-end davvero straordinario è stata comunicata a Fabio, dopo le premiazioni di rito, la convocazione ufficiale da parte di tutta la dirigenza AKEA, a vestire la divisa azzurra della nostra Nazionale a Londra, ai prossimi Campionati Europei che si svolgeranno dal 2 al 5 ottobre 2009, e ai Campionati del Mondo che si terranno nel 2010 a Città del Messico, sotto l’egida della World Escrima Kali Arnis Federation. Anche se il Full Contact Stickfighting da noi è sconosciuto, è diffuso in moltissimi Paesi nel mondo e si tratta di uno sport duro sul piano fisico, tecnico e mentale, e questa impresa valorizza lo spirito di chi si sottopone a mesi di sacrifici e duri allenamenti solo per pura passione e senza puntare a nessun tipo di ritorno economico, solo per confrontarsi con gli altri e cercare i propri limiti personali: inoltre, poter tenere alto il nome di Bologna in una competizione di così alto livello è un onore, ed è una cosa che non succede così spesso. Ora ci sono nuove sfide da affrontare e nuovi avversari da sconfiggere anche se da adesso in poi questo succederà con una maglia azzurra con la scritta ITALIA sulle spalle. Il nostro cammino nel mondo del Full Contact Stickfighting è lungo ed è appena cominciato.

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