Elenco degli articoli pubblicati sul "Dove Settimanale di Spettacolo"



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Dove 704 - 15/02/2008 - Ha senso l'autodifesa?

Dove 705 - 22/02/2008 - C'è ignoranza e ignoranza

Dove 706-707 - 29/02/2008 - Dalla parte dei buoni

Dove 708 - 14/03/2008 - Che strepitosa novità...

Dove 709 - 21/03/2008 - Domande, domande, domande

Dove 710-711 - 28/03/2008 - Esibizione a San Lazzaro di Savena

Dove 712-713 - 11/04/2008 - Novità sul nostro sito

Dove 714 - 25/04/2008 - E adesso vedremo...

Dove 715 - 02/05/2008 - Qualcuno dovrà riflettere

Dove 716 - 09/05/2008 - Maschi e femmine

Dove 717 - 16/05/2008 - Adesso anche le ronde

Dove 718 - 23/05/2008 - Che brutti segnali...

Dove 719 - 30/05/2008 - Noi cosa avremmo scelto?

Dove 720 - 06/06/2008 - Non è come nei telefilm

Dove 721 - 13/06/2008 - First: don't die!

Dove 722 - 20/06/2008 - Ma perchè si odia?

Dove 723 - 27/06/2008 - Evitate, quando potete

Dove 724 - 11/07/2008 - A proposito dei filmati

Dove 725 - 25/07/2008 - Un nome, una leggenda

Dove 726-727 - 12/09/2008 - Le ferie sono finite

Dove 728-729 - 26/09/2008 - Frequently Asked Questions

Dove 730 - 10/10/2008 - F.A.Q. - Le arti marziali

Dove 731-732 - 17/10/2008 - 6a mostra dei coltelli

Dove 733 - 31/10/2008 - F.A.Q. - Jeet Kune Do

Dove 734 - 07/11/2008 - F.A.Q. - Kali - Arnis - Escrima

Dove 735 - 14/11/2008 - F.A.Q. - JKD + Kali... perchè

Dove 736 - 21/11/2008 - F.A.Q. - Difesa da coltello

Dove 737 - 28/11/2008 - F.A.Q. - Autodifesa femminile

Dove 738 - 05/12/2008 - F.A.Q. - I corsi regolari

Dove 739 - 12/12/2008 - F.A.Q. - Le lezioni private

Dove 740-741 - 19/12/2008 - Mi piacerebbe che...

Dove 742 - 16/01/2009 - Quattromilacinquecento

Dove 743-744 - 23/01/2009 - Imprevisti imprevedibili

Dove 745-746 - 06/02/2009 - Quanto conta il contesto?

Dove 747-748 - 20/02/2009 - Ci risiamo con gli stupri

Ci risiamo con gli stupri


Negli ultimi giorni sono tornate agli onori delle cronache le aggressioni ai danni di donne che stanno monopolizzando le prime pagine e i titoli di testa dei telegiornali: non più tardi di un mese fa scrivevo su queste stesse pagine i dati ufficiali del 2008 (4.513 violenze, cioè 12 ogni giorno) e di come i mass media avessero quasi del tutto ignorato questo fenomeno. E’ sempre così... bastano alcuni episodi brutali ed eclatanti dopodichè non si parla d’altro. E ora ci risiamo... con i politici e gli amministratori a cercare di spiegare perché accadono queste violenze, perché lo Stato non riesce a tutelare le donne, perché le iniziative di molti Comuni, Bologna inclusa, non hanno funzionato, perché non bisogna vivere nella paura… Io ho iniziato ad insegnare Difesa Personale Femminile in corsi riservati solo a donne già nel lontano 1991, studiando e documentandomi su statistiche, fatti di cronaca, modalità di aggressione, e i discorsi di politici e di amministratori erano gli stessi che sentiamo oggi: bisogna migliorare l’illuminazione nelle strade… bisogna inasprire le pene… bisogna che lo stupratore sconti la sua condanna… bisogna educare gli uomini… bisogna… bisogna… Sono trascorsi diciotto anni, ma le strade sono ancora buie e pericolose, le pene ridicole e nessuno le sconta più, grazie a Giudici influenzati da quell’ondata di buonismo che ha già esasperato tutti; in quanto all’educazione degli uomini, l’invasione totale e incontrollata delle città italiane da parte di tanti stranieri provenienti da Paesi nei quali culturalmente la donna vale molto meno di zero non ha certo aiutato a migliorare una situazione già critica. Chiacchiere e ancora chiacchiere perché in Italia tutti sono bravi a parlare, però intanto se una donna viene aggredita, picchiata e violentata è sola e se vorrà salvarsi dovrà farlo da sola, contando sulla propria forza, sulle proprie capacità e sulla propria determinazione. In questa guerra le donne sono le prime vittime e devono essere le prime ad autotutelarsi, imparando come proteggere se stesse, e come difendere se stesse, perché se sperano che si muovano le istituzioni…

Quanto conta il contesto?


Provate a chiedere a un praticante di Arti Marziali sufficientemente abile come potrebbe comportarsi di fronte a un’aggressore armato di coltello: forse risponderà che gli tirerebbe un calcio tra le gambe e un pugno al viso con la chiara e unica intenzione di lasciarlo steso sull’asfalto, o forse dirà che scapperebbe via immediatamente, se solo gli fosse possibile. E’ giusta la prima risposta o la seconda? Chiedetegli anche se, nel caso che lo scontro fosse inevitabile, preferirebbe cercare di bloccare l’aggressore, o piuttosto cercherebbe di mantenere la distanza per evitare il rischio di ferirsi, per colpire e fuggire immediatamente. E’ giusta la prima risposta o la seconda? Queste risposte possono essere tutte giuste, e possono essere tutte sbagliate, perché nella domanda non viene descritto il tipo di contesto nel quale si viene a creare questa situazione, quindi un praticante di Arti Marziali davvero esperto dovrebbe rispondere con la domanda: dove ci troviamo e perché ce l’ha con me? E’ questo che fa la differenza tra una reazione e un’altra, o tra una tecnica e l’altra, e non l’abilità personale o le scelte preconfezionate standardizzate da anni di duro allenamento. Se vi trovate in un luogo aperto (strada, parco) avete la possibilità di colpire e fuggire, ma se siete in casa, con moglie e figli, forse sarebbe meglio riuscire a bloccare l’aggressore. Se vi punta un coltello alla gola e vi chiede i soldi, potete scegliere di rischiare la vita per salvare pochi euro o di consegnare il portafogli lasciando che se ne vada senza ferirvi, ma se vi punta un coltello alla gola per tenervi fermo mentre il suo complice violenta la vostra ragazza o vostra figlia, potreste decidere di reagire e combattere anche a rischio della vita. Nessuno può dirvi cosa farebbe di fronte ad una persona armata, perché dipende da tanti fattori ambientali e psicologici, che condizionano atteggiamento e reazioni, e che devono essere presi in considerazione se l’obiettivo del nostro allenamento è la Difesa Personale. Sapersi difendere non è semplice, e più la preparazione (fisica e mentale) è completa, più possibilità abbiamo di difendere noi stessi e la nostra famiglia.

Imprevisti imprevedibili


Quanto dolore può provocare ad una persona un esperto di Arti Marziali con i suoi colpi, e quanto dolore è in grado di sopportare una persona comune senza nessuna preparazione? Intorno a queste due semplici domande ruota tutto il discorso riguardante l’efficacia delle Arti Marziali e dei sistemi di Difesa Personale, se utilizzate in un contesto reale, in strada. Conosco troppi praticanti che sono estremamente sicuri di “buttar giù” chiunque con uno dei loro pugni o con un calcio ben assestato, ma questa è soltanto una loro convinzione che non considera gli effetti dell’adrenalina nel corpo, nella fase di sopportazione del dolore. Una ragazza raggiunta da un proiettile calibro 9 al torace che le ha perforato un polmone, ha dichiarato in un’intervista di aver sentito un forte colpo, seguito dopo alcuni secondi da un intenso calore, poi ha visto la maglietta perforata e insanguinata, e allora si è resa conto. Un’agente di Polizia che ho conosciuto, intervenne in una maxirissa di extracomunitari e mi raccontò che una volta finito tutto, un suo collega gli fece notare che aveva i pantaloni sporchi: aveva la gamba destra completamente aperta da una parte all’altra da un colpo di coltello, e mi ha detto che sul momento non si accorse né di chi glielo sferrò, né quando. Ci sono stati individui raggiunti al cuore da colpi di arma da fuoco, che hanno continuato a combattere per 10 secondi prima di morire, e tante volte abbiamo visto persone prendersi bastonate in faccia, in piazza o negli stadi, e continuare ad avanzare come se niente fosse. Non è detto che ogni colpo ottenga un risultato immediato, e gli effetti “anestetizzanti” dell’adrenalina durano solo pochi secondi, ma che possono essere lunghissimi se il nostro aggressore è più forte di noi, o ha un coltello in mano, ed è determinato a farci del male. Nessun esperto di Arti Marziali è invincibile, e non può pensare di poter affrontare ogni situazione con leggerezza e facilità, specialmente se non ha mai considerato gli “imprevisti imprevedibili” che differenziano una rissa in strada dal combattimento in palestra, e che in molti casi (documentati) hanno fatto la differenza tra vivere e morire.

Quattromilacinquecento


Anzi, a volere essere esatti, quattromilacinquecentotredici (4.513) è il dato ufficiale delle violenze sessuali in Italia nel corso del 2008, cioè 12 al giorno, Pasqua e Natale compresi. Quante volte, durante i 365 giorni dell’anno appena trascorso, abbiamo sentito la notizia dell’aggressione a una donna? Talmente poche da poterle contare sulle dita di una mano. E’ pazzesco come i mass media abbiano il potere di mettere in evidenza un problema o di ignorarlo del tutto, seguendo una logica chiara solo a loro, che se ne infischia totalmente di quello che i cittadini avrebbero il diritto di sentire nei notiziari o di leggere sui giornali: si dedicano ore di trasmissioni e pagine dei quotidiani alle conquiste amorose dei reduci dei reality o per lo shopping compulsivo di qualche pseudo star del mondo dello spettacolo, e non viene dato risalto a notizie che possono sensibilizzare l’attenzione della popolazione. Il problema è che questo contribuisce in maniera determinante a fare abbassare la guardia riguardo problematiche che invece sono presenti più che mai, e questo non deve accadere. Tutti noi abbiamo avuto la sensazione che questo triste fenomeno fosse in netto calo nelle nostre città, mentre una cifra del genere smentisce questa sensazione e deve farci riflettere. Deve far riflettere tutte quelle donne che frequentano le palestre sei giorni a settimana per rassodare i glutei e tonificare le gambe, ma non hanno mai pensato di dedicare un’ora alla settimana per partecipare ad un corso di Autodifesa Femminile, perché non è “divertente”. Deve far riflettere quegli uomini che dicono che questi corsi sono inutili, e non pensano a come reagirebbero se la loro moglie o la loro fidanzata un brutto giorno venisse violentata. Deve far riflettere quelle donne che pensano che “a me non capiterà mai” perché nel 2008 ci sono state dodici donne ogni giorno che probabilmente la pensavano allo stesso modo e non sono state fortunate: a volte ci vorrebbe il coraggio di chiedersi “cosa riuscirei a fare se oggi capitasse a me ?” ed è meglio riflettere molto, prima di darsi una risposta.

Mi piacerebbe che...


Il 2008 lascerà il posto al 2009 e, ritornando con la mente a questi dodici mesi, ciò che più mi resterà impresso sarà il distacco che c’è stato tra la Giustizia e i cittadini italiani. Troppi gli assassini scarcerati senza alcun motivo plausibile, troppi i colpevoli di crimini efferati nemmeno condannati per cavilli burocratici o cervellotiche sentenze del Giudice di turno, e questo ha spinto gli italiani oltre ogni limite della sopportazione e della ragione. Abbiamo visto le ronde nate per sorvegliare le nostre città, le manifestazioni di piazza per rivendicare il diritto dei cittadini ad essere difesi dalle Istituzioni, e anche le vere e proprie spedizioni punitive nei campi nomadi per farsi giustizia da soli: tutti bruttissimi segnali! Crediamo di vivere in una società civile, ma se pensiamo a quanto sia facile essere uccisi per uno sguardo mal interpretato o per essere derubati di pochi euro, forse dovremmo dare un nuovo significato al termine civiltà: una società nella quale le violenze nei confronti di donne, bambini e anziani aumentano in modo esponenziale e dove pare non esserci alcuno spazio per il rispetto degli altri, la gratitudine e la riconoscenza, non può definirsi “civile”. Moltissimi anni fa, le Arti Marziali furono create per potersi difendere dai criminali che infestavano città e campagne e non di certo per il confronto sportivo, e oggi stanno poco a poco riacquistando il loro scopo originario: quando trent’anni fa incontrai le Arti Marziali, le persone non si iscrivevano per la paura d’essere rapinati o d’essere violentate, ma per la voglia di socializzare e divertirsi, sfidando se stessi a migliorarsi nel corpo e nella mente. Mi piacerebbe che tornasse ad essere così e mi piacerebbe che si potesse tornare a vivere le nostre città senza la paura di trovarsi di fronte a un delinquente con un coltello in mano. Mi piacerebbe che chi fa del male agli altri scontasse la giusta pena nelle galere di Stato e mi piacerebbe che tutti cercassimo d’essere un pò meno nevrotici e un poco più umani. Sogni, ma sognare a Natale è lecito e, sperando nell’anno che verrà, saluto e ringrazio gli affezionati lettori del Dove e auguro BUONE FESTE E UN GRANDE 2009 a tutti!

FAQ - Le lezioni private


Che senso ha prendere lezioni private di Arti Marziali? Non tutte le persone hanno la possibilità di frequentare un corso serale, per motivi di tempo o per impegni di lavoro.
Mentre con le lezioni private? E’ possibile stabilire giorno e ora della lezione potendo così conciliare i propri impegni personali con un validissimo programma di allenamento.
Soltanto questo? E’ anche possibile lavorare solo sugli argomenti che interessano: ho avuto allievi ai quali interessava solo la difesa da coltello, altri interessati alle tecniche di calcio, altri dedicati alle leve di controllo in quanto addetti alla sicurezza in locali notturni.
Ma il costo è lo stesso? Dipende, il costo orario è decisamente più elevato, ma se ci si organizza bene si può arrivare anche a spendere meno che a partecipare al corso regolare.
In che senso spendere meno? La lezione privata può essere organizzata in modo da strutturare un lungo lavoro da svolgere poi a casa da soli: in più, se ci si organizza con un amico si divide la spesa a metà e ci si riesce ad allenare insieme tra una lezione e l’altra.
Ma se io non ho mai praticato niente del genere? Proprio per questo è indispensabile lavorare molto da soli: nelle prime lezioni vengono insegnate le basi e come strutturarsi il lavoro che andrà svolto in seguito per rendere naturali i movimenti e le varie tecniche, e per ottenere questo è necessario eseguire molte ripetizioni anche dei movimenti più facili.
Ma tra la lezione regolare e quella privata che differenza c’è? In palestra si lavora in gruppo e, per quanto ci si provi, non è possibile seguire alla perfezione tutti gli allievi in ogni momento, mentre nel privato si è sempre seguiti direttamente da un professionista che ti corregge ogni errore, ogni impostazione sbagliata, ogni difetto di esecuzione, sempre.
Quindi si impara prima con le lezioni private? Certamente sì, perché l’allenamento è strutturato e finalizzato per un allievo solo in base alle sue richieste personali, per portarlo a raggiungere i migliori risultati nel più breve tempo possibile... e ci si riesce sempre!

FAQ - I corsi regolari


Com’è organizzato un corso di Arti Marziali? Nei nostri si tengono due lezioni ogni settimana, generalmente di circa un’ora ciascuna, nel periodo tra settembre e fine maggio.
Posso iniziare in qualsiasi momento o devo cominciare a inizio corso? Se un allievo comincia la pratica a corso iniziato, viene seguito per i primi tempi in maniera individuale da un Istruttore o da un allievo esperto, finchè non sarà in grado di allenarsi con gli altri.
Lavorerò anche insieme agli allievi avanzati? Succederà certamente, perché il nostro allenamento si basa essenzialmente sul lavoro in coppia, e la coppia si cambia di continuo.
Ma non sarà pericoloso per me? Certamente no anzi, allenarsi con un allievo esperto riduce enormemente il rischio di infortuni e permette di imparare molto più velocemente.
Ci si fa male durante l’allenamento? Cerchiamo di evitarlo in ogni modo possibile, utilizzando le apposite protezioni perchè dobbiamo soltanto imparare a difenderci e non a massacrarci di botte: chi vuole questo deve rivolgersi verso gli sport di combattimento.
Allora non si combatte mai? Al contrario, si combatte molto spesso e proprio come in strada, cioè senza nessun regolamento, ma utilizzando armi imbottite e tutte le protezioni.
Come si svolgono le lezioni? Si comincia con un breve riscaldamento, fondamentale per evitare di subire lesioni muscolari e si continua con l’allenamento vero e proprio che al Combat Center Bologna è impostato sullo studio delle situazioni di Difesa Personale reale da strada e sull’applicazione delle tecniche più efficaci contro avversari disarmati o armati.
In quanto tempo imparerò? Non si può dire perché dipende dalla frequenza costante, dall’intensità e dalla concentrazione negli allenamenti, e dalla predisposizione personale.
Qualche buon motivo per iscrivermi ai vostri corsi? E’ un modo di aumentare molto le prestazioni del proprio fisico imparando a difendersi, di scaricare le tensioni accumulate durante la giornata e, perché no, stare in compagnia, socializzare e fare nuove amicizie.

FAQ - Autodifesa femminile


Cos’è un corso di Autodifesa Femminile? E’ un corso dedicato e riservato alle donne che serve a far conoscere prima di tutto quali sono le principali situazioni di pericolo e in che modo possono essere prevenute ed evitate: la parte della difesa fisica è solo l’ultima risorsa, l’ultima carta da giocare, alla quale bisogna ricorrere solo se non c’è altro da fare.
Da cosa ci si impara a difendere? Nel nostro programma base si esamina innanzitutto la difesa da aggressioni a scopo di violenza fisica e sessuale poi, continuando ad allenarsi e migliorando la propria abilità individuale, le situazioni contro aggressori armati di coltello.
Il mio fidanzato dice che non serve a niente! Il tuo fidanzato ignora che la stragrande maggioranza delle aggressioni a donne fallisce a causa della reazione (spesso scomposta e istintiva) della vittima, poi dovrebbe essere felice che tu possa difenderti da un altro uomo.
Ma come posso battere un uomo più forte di me? Non devi batterlo, perché non è un combattimento: la cosa importante è riuscire a piazzare un paio di colpi precisi ed efficaci sfruttando l’effetto sorpresa, per distrarlo o sbilanciarlo creandosi l’occasione per fuggire.
Il mio fidanzato può accompagnarmi? Sì, però non potrà assistere alla lezione perché l’alto numero di aggressioni in ambito familiare sconsiglia di mostrargli ciò che si impara.
E’ impegnativo dal punto di vista fisico? No, perché è più importante lavorare sulla reazione emotiva, sul controllo della paura e sul corretto atteggiamento fisico e mentale.
Se vengo aggredita e mi difendo, cosa rischio a livello legale? Il diritto all’autodifesa è riconosciuto ovunque, specialmente se la vittima (donna) è riconosciuta più debole del proprio aggressore (uomo): comunque, per togliere ogni dubbio al riguardo, i vari aspetti legali della Difesa Personale vengono trattati dettagliatamente durante le lezioni del corso.
Posso iscrivermi quando voglio? Sì, perché per i primi due/tre mesi ogni allieva segue un proprio percorso individuale: dopo potrà allenarsi nel gruppo delle allieve più esperte.

FAQ - Difesa da coltello


Perché tanto risalto alla Difesa da Coltello? Perché il coltello costa poco ed è molto pericoloso, è occultabile e non fa rumore, e trovarsi di fronte ad un aggressore armato di coltello è molto più facile di quello che si può pensare: in una situazione del genere scelte, reazioni, o movimenti sbagliati possono costare ferite estremamente gravi, oppure la vita.
Quindi non si studia solo la tecnica? E’ fondamentale capire come si comporta una persona armata, come confrontarsi con lui, che atteggiamento tenere e come proteggersi.
Ma difendersi da un coltello non è troppo rischioso? Combattere contro un coltello senza tagliarsi è come nuotare senza bagnarsi: questo significa che l’importante in questo tipo di situazioni non è ritornare a casa senza avere subìto ferite, ma ritornare a casa vivi.
Di fronte ad un’arma posso anche rinunciare a difendermi? Se un criminale vuole solo i soldi conviene di sicuro accontentarlo, però ci si può trovare in situazioni nelle quali, nonostante il pericolo sia enorme, non ci si può astenere dal reagire con determinazione.
Quali per esempio? Trovarsi sotto la minaccia di un’arma mentre un complice vuole violentare nostra moglie o nostra figlia, oppure una donna che si trovi di fronte l’ex marito con un coltello in mano intenzionato ad uccidere, tanto per dirne due abbastanza frequenti.
In casi del genere quanto è utile avere questo tipo di preparazione? Sicuramente, conoscere le difese e averle allenate a sufficienza aumenta di molto le possibilità, e anche sapere cosa fare e cosa non fare, così come saper distinguere quale arma si ha di fronte.
Ma non stiamo parlando di coltello? Purtroppo questo è il limite di tanti Istruttori di Arti Marziali che si improvvisano esperti di coltello: spesso capita di affrontare persone armate di siringa, cutter, cacciaviti, e pensare che siano la stessa cosa è sbagliato e stupido.
Non potrei tenere anch’io un coltello in tasca? Portare il coltello per Difesa Personale è vietato dalle leggi italiane, quindi è una scelta che non si può prendere in considerazione.

FAQ - JKD + Kali... perchè?


Jeet Kune Do e Kali-Escrima sono discipline diverse? Sì, il Jeet Kune Do nacque dalle intuizioni rivoluzionarie di Bruce Lee tra il 1965 e il 1973, anno in cui morì, mentre il Kali (o Arnis, o Escrima) ebbe antichissime origini nell’arcipelago delle Isole Filippine.
Perché al Combat Center Bologna vengono insegnati insieme? Nel 1964 Bruce Lee fu invitato a esibirsi ad un torneo di Karate a Long Beach e lì conobbe un Maestro di Arti Marziali filippine di nome Dan Inosanto, estremamente abile con i bastoni e con i coltelli.
Cosa successe dopo? Cominciarono ad allenarsi insieme, ed ebbero così la possibilità di verificare i limiti dei rispettivi sistemi di combattimento, nel senso che per Inosanto era impossibile tenere testa a Bruce Lee combattendo solo a mani nude, mentre per Bruce Lee era impensabile anche solo avvicinarsi a Dan Inosanto se questi aveva un’arma in mano.
Quindi? Inosanto cominciò a studiare il Jeet Kune Do e Bruce Lee iniziò a esaminare il lavoro con le armi e si accorsero che la guardia, gli spostamenti, le difese, avevano molti aspetti in comune che combinati potevano originare un sistema completo e inattaccabile.
E questo cosa c’entra con il Combat Center? Quando Bruce Lee morì nel 1973, Dan Inosanto continuò la sua opera di sviluppo sul Jeet Kune Do e sulle arti filippine che già conosceva bene, creando uno dei più efficaci sistemi di Difesa Personale tuttora esistenti: il Combat Center Bologna fa riferimento in ambito nazionale ed internazionale all’AKEA del Maestro Roberto Bonomelli che fu il primo Istruttore italiano alla Inosanto Academy e il primo a diffondere nel nostro Paese i programmi di queste affascinanti Arti Marziali.
Allora ci si allena sia a mani nude che con le armi? Certamente sì, perché chi tratta la Difesa Personale deve avere una preparazione totale, a mani nude e con le armi, per aver il giusto senso delle distanze e le abilità per poter affrontare qualsiasi tipo di aggressore.
Un sistema tra progresso e tradizione? Sì, per trarre il meglio da entrambe, ma senza perdere di vista la Via dei nostri Maestri: ricercare e sperimentare per migliorarsi sempre.

FAQ - Kali-Arnis Escrima


Kali, Arnis, Escrima, di che cosa si tratta? Sono Arti Marziali che hanno origine nel sud-est asiatico, e per maggior precisione provengono dall’arcipelago delle Isole Filippine.
Perché tre nomi differenti? Kali è il nome antico di questo sistema di combattimento, mentre Arnis ed Escrima sono termini che risalgono ad un periodo più recente e, per essere precisi, all’invasione spagnola di Ferdinando Magellano del 1521: il Kali veniva praticato prevalentemente con armi da taglio, mentre l’Arnis e L’Escrima privilegiano i bastoni, in conseguenza del divieto imposto dagli invasori spagnoli di utilizzare spade e coltelli.
Cosa hanno di particolare queste discipline? Lo studio accurato di tutte le principali armi contundenti e da taglio, in particolar modo bastoni di rattan e coltelli, l’allenamento costante sui vari tipi di maneggio e su come affrontare a mani nude un aggressore armato.
Come mai si presta tanta attenzione alle armi? Le isole Filippine erano popolate da contadini che "indossavano" quotidianamente machete e coltello come strumenti di lavoro, e liti, discussioni e risse finivano spesso in combattimenti a suon di colpi di arma da taglio.
E il lavoro con i bastoni? E’ eccezionale per migliorare la coordinazione motoria e la fluidità dei movimenti, e per abituare gli occhi alla loro velocità e alla lunga distanza, oltre che per imparare a colpire con un oggetto comune tipo una torcia o un giornale arrotolato.
Perché per imparare a difendersi dalle armi se ne studia il maneggio? Perché chi non conosce un’arma non sarà mai in grado di difendersi da essa: i grandi Maestri di Kali-Escrima sono soliti dire che solo un bravo combattente di coltello ha qualche possibilità di sopravvivere se si trovasse ad affrontare a mani nude un avversario armato di coltello.
E al giorno d’oggi è efficace? Basta pensare che quasi tutti i principali Corpi Speciali Militari e Antiterrorismo lo hanno incluso nei loro programmi di addestramento già da molti anni, proprio per la sua efficacia e per la semplicità di esecuzione delle sue tecniche.

FAQ - Jeet Kune Do


E’ vero che il Jeet Kune Do è l’Arte Marziale di Bruce Lee? E’ vero, nel senso che lui sviluppò questo concetto di sistema di difesa senza limiti, tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta, e fu sempre lui che poi decise di denominarlo Jeet Kune Do.
Ma Bruce Lee non era solo un attore di film d’azione? No, è stato un grande esperto di arti di combattimento e un grande innovatore, se pensiamo che fu il primo praticante di Arti Marziali ad allenarsi con i pesi, con i colpitori e le protezioni esistenti all’epoca per il football e per l’hockey, e seguendo un’alimentazione studiata in base ai suoi allenamenti: oggi si fanno queste cose in tutto il mondo, ma non si può negare che lui sia stato il primo.
Quindi cos’è esattamente il Jeet Kune Do? Il Jeet Kune Do rappresenta in realtà solo un concetto, cioè conoscere tutte le tecniche e tutte le astuzie che possono servire in una situazione di difesa personale allenandosi ad applicarle sempre senza regole e senza limiti.
Cosa significa Jeet Kune Do? Letteralmente è la traduzione cantonese di "the way of intercepting fist", ovvero "la via del pugno che intercetta", a significare che il Jeet Kune Do è un sistema che tende, quando possibile, ad anticipare l’avversario, ma lo stesso Bruce Lee diceva ai suoi allievi: non formalizzatevi troppo, Jeet Kune Do è soltanto un nome.
Il Jeet Kune Do su quali principi si basa? Si può dire che sia un metodo semplice (facile da imparare e senza fronzoli), diretto (punta diritto a battere il proprio avversario), non classico (non è uno stile da conservare, ma sempre in continua e costante evoluzione), che tende a esaltare le abilità individuali invece di standardizzarle come le arti tradizionali.
E’ finalizzato solo alla difesa personale? Il Jeet Kune Do è nato esclusivamente per la sopravvivenza in strada e non esiste nessuna tipologia di confronto agonistico o sportivo.
Chiunque è in grado di praticarlo? Sì, perché si basa su tecniche molto semplici per le quali non è così indispensabile possedere abilità specifiche o doti fisiche particolari.

6a mostra dei coltelli


Sabato 25 ottobre si terrà a Bologna, all’interno della galleria del Centro Commerciale Fossolo 2, situato tra via Lincoln e via Bombicci, la sesta Mostra dei Coltelli artigianali. La manifestazione è organizzata da Gabriele Polazzi, titolare della ferramenta-casalinghi Bengi, presente all’interno del centro e diventata negli ultimi anni anche una coltelleria conosciuta a livello nazionale, per l’alta qualità dei coltelli in vendita al suo interno. Saranno presenti alcune decine di artigiani Maestri coltellinai provenienti da tutta l’Italia che esporranno le loro creazioni sulle bancarelle della galleria dalle ore 9 alle ore 19. La tradizione italiana della costruzione dei coltelli artigianali è famosa in tutto il mondo e ci sono molti coltellinai che con passione e bravura realizzano lame e impugnature tanto rifinite, perfette e bellissime, da poter essere considerate a pieno titolo “opere d’arte”. Durante la giornata avranno luogo anche esibizioni di Kali-Escrima preparate ed eseguite dall’Istruttore Moreno Martelli e dagli allievi del Combat Center Bologna dove verranno mostrate le principali tecniche di difesa a mani nude contro avversario armato di coltello e il combattimento coltello contro coltello, base dei programmi di addestramento dei più importanti e famosi Corpi Speciali Militari, di Polizia e Antiterrorismo di tutto il mondo. Saranno anche mostrate tecniche del Balisong filippino, conosciuto anche come coltello a farfalla e famoso per essere impiegato in film e telefilm di ogni genere, e del Karambit, un micidiale coltello indonesiano ad uncino, che prende il nome dall’artiglio della tigre. Sarà un’occasione imperdibile sia per gli appassionati di coltelli che potranno ammirare realizzazioni uniche sia per gli appassionati di Arti Marziali e Difesa Personale che potranno vedere dal vivo l’efficacia del combattimento con e contro il coltello del Kali-Escrima. L’esibizione del Combat Center Bologna si svolgerà approssimativamente alle ore 16,30.

FAQ - Le arti marziali


Cosa si intende per Arti Marziali? Marziale deriva da Marte, dio della guerra, e Arte Marziale significa arte di combattimento, quindi anche lotta libera e grecoromana, la boxe, la scherma, e il pancrazio dei gladiatori di Roma possono essere considerate Arti Marziali.
Quali differenze ci sono tra le varie Arti Marziali? In sostanza si suddividono in arti tradizionali (aikido, kung fu), con prevalenza sportiva (judo, karate, tae kwon do), solo di difesa personale (jeet kune do, ju jitsu, krav maga), solo sportive (boxe, muay thai, lotta).
Qual è l’Arte Marziale migliore? Dire quale sia l’Arte Marziale migliore in assoluto, è un pò come stabilire quale sia l’auto migliore in commercio: ognuno di noi ha gusti ed esigenze diverse, quindi la migliore sarà quella che soddisfa gusto ed esigenze personali.
E’ pericoloso praticare Arti Marziali? Se praticate con intelligenza, e utilizzando le protezioni, sono meno pericolose di sport molto più diffusi tipo calcetto, basket e ciclismo.
Quanto tempo è necessario per imparare? Dipende da quanto frequentemente ci si allena, con quale tipo di intensità e quale arte si sceglie: i programmi di difesa personale sono semplici e concentrati per far sì che gli allievi imparino nel minor tempo possibile, mentre nelle arti tradizionali e sportive si possono ottenere risultati solo dopo molti anni.
Può iscriversi chi è un po’ avanti con l’età e non troppo in forma? Per praticare arti sportive, età e condizione fisica sono fondamentali, mentre per le arti di difesa personale non è indispensabile avere doti fisiche particolari perché le tecniche sono molto semplici e i programmi di allenamento sono studiati proprio in modo che chiunque possa imparare.
Come faccio a capire se l’Istruttore è bravo? E’ difficile per una persona non esperta capire queste cose da fuori, quindi la cosa migliore è iscriversi e provare di persona: solo così sarà possibile rendersi conto se ciò che si è trovato è quello che davvero si cercava.

Frequantly asked questions


F.A.Q. ovvero Frequently Asked Questions cioè una raccolta di quelle domande che mi vengono poste quasi ogni volta che qualche “aspirante nuovo allievo” mi contatta per avere informazioni sui miei corsi di Jeet Kune Do, Kali-Escrima, o Autodifesa Femminile. Il nostro sito internet ufficiale www.combatcenterbologna.com è ricco di informazioni di ogni tipo riguardo le discipline che pratichiamo e la nostra attività dall’apertura dei corsi fino ad oggi, ma chiaramente non è possibile trovarvi la risposta a ogni tipo di domanda. Proprio per questo è normale che chi è interessato ad iscriversi si trovi nelle condizioni di contattarmi telefonicamente o via mail, finendo poi con il pormi domande sempre simili. D’altra parte, il Jeet Kune Do e il Kali-Escrima filippino sono discipline sconosciute al grande pubblico nell’ambito di un mondo, quello delle Arti Marziali, che la gente conosce solo per averle viste nei film di Bruce Lee e Van Damme, o nei telefilm di Chuck Norris, e che molti pensano riservate ad una ristretta cerchia di appassionati che adorano farsi male. Le Arti Marziali sono alla portata di chiunque abbia voglia di imparare, e rappresentano un modo utile e divertente di fare allenamento fisico, senza dover inseguire le nuove mode del fitness provenienti da oltreoceano, che ogni settembre invadono le nostre palestre. Inoltre, nessuno pensa cosa potrebbe fare se un giorno si trovasse costretto a difendere se stesso o qualcuno della propria famiglia, e quali potrebbero essere le proprie reazioni di fronte ad una situazione di forte stress o di paura, e per questo praticare Arti Marziali aiuta a conoscere se stessi, traendone i benefici che ci renderanno migliore la vita quotidiana. I miei prossimi articoli su questa pagina del Dove saranno proprio dedicati alle risposte a queste “domande più frequenti”, sperando di incuriosire coloro che li leggeranno e di fare chiarezza su tanti aspetti sconosciuti del meraviglioso mondo delle Arti Marziali.

Le ferie sono finite


Siamo a settembre e, come da dieci anni a questa parte, sono ripresi i corsi del Jeet Kune Do di Bruce Lee, del Kali-Escrima e di Autodifesa Femminile al Combat Center Bologna. Per ciò che riguarda Bologna città, manterremo la nostra sede storica presso i locali della palestra MITHOS in via Emilia Levante 17 di fianco al Pontevecchio (tel. 051-545140) e gli stessi orari della passata stagione: martedì dalle ore 20 alle 21 l’Autodifesa Femminile, mentre i martedì e i venerdì dalle ore 21 alle 22,15 Jeet Kune Do e Kali-Escrima per tutti. Alla periferia est di Bologna, in località Prunaro di Budrio, in una splendida sala presso la palestra TR-CLUB in via Mori 6 (telefono 051-808574), si terranno il corso di Autodifesa Femminile, solo per le donne, tutti i giovedì dalle ore 20 alle ore 21, e il corso di Jeet Kune Do e Kali-Escrima tutti i lunedì e i giovedì dalle ore 21 alle ore 22,15, aperto a tutti. Questa palestra ci permette di coprire una zona che include paesi importanti come Budrio, Medicina, Molinella, Castenaso, Ozzano, e di soddisfare la richiesta di sicurezza dei loro abitanti, che non dovranno recarsi fino a Bologna per imparare e praticare le Arti Marziali. A chi si chiede perché si dovrebbe iscrivere ad uno dei nostri corsi, possiamo rispondere che, a causa del rapido degrado del mondo in cui viviamo, un numero sempre maggiore di persone evita di recarsi in precise zone della città o di uscire la sera, e questo significa solo “PAURA” di trovarsi ad affrontare un balordo con il coltello in mano o qualche ubriaco. Sapere difendere se stessi e la propria famiglia, e cosa bisogna fare o non fare di fronte ad un’arma, non è più solo una scelta individuale, ma una vera questione di sopravvivenza. Il Jeet Kune Do, il Kali-Escrima e l’Autodifesa Femminile rappresentano un modo per imparare a vincere le paure quotidiane… per vivere meglio con se stessi e con gli altri!

Un nome, una leggenda


Il 20 luglio 1973 moriva a Hong Kong, all’età di soli 32 anni, il leggendario Bruce Lee. Straordinario praticante di Arti Marziali e conoscitore di molti metodi di combattimento, sia orientali che occidentali, divenne notissimo al grande pubblico grazie ai suoi film, nei quali incarnava sempre l’immagine dell’eroe pronto a ribellarsi alle ingiustizie e ai soprusi. Non utilizzava una calibro 45 come i giustizieri del far west, e non possedeva poteri extra terrestri come Superman, i Fantastici Quattro o Spiderman, ma ha rivoluzionato la storia del cinema d’azione utilizzando solo la forza dei suoi pugni e la velocità dei suoi calci. La sua capacità tecnica, e la semplicità e la rapidità dei suoi movimenti erano tali, da far credere a chiunque che con un adeguato allenamento si potesse arrivare ad essere come lui. L’idea di essere imbattibili grazie alla propria abilità fisica, spinse una quantità enorme di persone a iscriversi nelle palestre di Arti Marziali (non importava di quale arte si trattasse), e a tutt’oggi ci sono ancora in piena attività molti validi Maestri che si avvicinarono alle sconosciute arti di combattimento orientali proprio dopo aver visto un film di Bruce Lee. Ma cosa ci ha lasciato, dopo una morte improvvisa, imprevista e ancora piena di misteri? Sicuramente i suoi cinque film dei quali l’ultimo, I tre dell’Operazione Drago, un vero e proprio capolavoro di questo genere, usato come pietra di paragone fino ai giorni nostri. Bruce Lee ci ha lasciato anche il suo Jeet Kune Do, la sua creatura, che rappresentava la sintesi di tutto il suo lavoro e di tutto ciò che nel mondo si intendeva per difesa personale, rivoluzionando in un colpo solo princìpi e strutture di allenamento consolidate da secoli. Ci ha lasciato anche l’esempio di come un individuo ce la può fare solo grazie a se stesso, combattendo anche contro il razzismo che relegava i cinesi a ruoli cinematografici ridicoli. Per questo tutti si ricordano di Bruce Lee. Per questo il suo nome è diventato leggenda!

A proposito dei filmati


In questo periodo YouTube sta spopolando, nel bene e nel male, e la moda di inserirvi dei filmati è un modo per promuovere se stessi, le proprie abilità, oppure la propria attività. Anche noi del Combat Center Bologna abbiamo, da qualche mese, approfittato di questa possibilità per inserire sia su YouTube che sul sito www.combatcenterbologna.com alcuni videoclip relativi alle discipline che pratichiamo (Jeet Kune Do, Kali-Escrima, Autodifesa Femminile) e a qualche esibizione che abbiamo realizzato in questi molti anni di attività. E’ bene specificare che i nostri filmati sono semplicemente dimostrativi e non didattici, e sono stati realizzati con il solo e unico scopo di mostrare alcuni aspetti di ciò che ogni sera pratichiamo in palestra, visto che le nostre discipline non sono conosciute come tante altre. Purtroppo, molte persone pensano che si riesca ad imparare le tecniche di autodifesa solo studiandosi un video, ma non è così, perché in un video dimostrativo non è possibile capire tutti i fattori che potrebbero compromettere il risultato finale in maniera determinante. La precisa meccanica di un movimento, il significato di uno spostamento, l’effetto di uno sbilanciamento, sono dettagli molto importanti che spesso possono essere “nascosti” dalla non perfetta angolazione della ripresa o dalla scelta volontaria di chi realizza il videoclip. La conoscenza di una sola tecnica singola non serve, se non siamo in grado di adattarla in base alla situazione nella quale ci troveremo, o alla reazione di colui che ci sta di fronte. Queste variabili devono essere spiegate nei dettagli e corrette da un Istruttore esperto, in una progressione di lavoro studiata, organizzata e diretta per raggiungere questo risultato. Un videoclip è utile per farci capire se ciò che vediamo può interessarci, ma per imparare è indispensabile un buon Istruttore: le Arti Marziali non si imparavano dai libri trent’anni fa, e non si possono imparare da YouTube oggi. In questo almeno, la tradizione continua.

Evitate, quando potete


Durante lo svolgimento delle lezioni di un programma di Difesa Personale presso il Liceo Aldo Moro di Reggio Emilia, dedicato ai maschi e alle femmine delle classi terze, quarte e quinte, è emerso un aspetto di psicologia giovanile del confronto abbastanza inquietante. Alla domanda “Come ti comporti se una persona sconosciuta ti minaccia o ti insulta?” i maschi hanno risposto che sicuramente reagirebbero con lo stesso tono cercando la rissa. Alla domanda successiva “E se quando rispondete alla provocazione il vostro aggressore estrae un coltello e ve lo punta alla gola, o scoprite che ci sono cinque suoi amici pronti a dargli man forte per picchiarvi, cosa fate?” tra i ragazzi delle classi scendeva il gelo totale. La loro risposta era stata soltanto istintiva, senza valutare né i rischi, nè le conseguenze ! I rischi apparivano già evidenti nella seconda domanda, quindi restava da esaminare quali conseguenze e che ripercussioni potremmo avere nella nostra vita, alla decisione di reagire ad una provocazione: se va male e ne usciamo con qualcosa di rotto (è facile che succeda di rompersi qualche osso in risse da strada), quanto ci costa in termini di dolore fisico, di tempo perso per visite mediche, denaro per medicinali, oltre alla scocciatura di non poter dedicarci per un certo periodo al nostro lavoro, alle attività e agli sport che ci piacciono? E se invece ci va bene (?) nel senso che riusciamo a vincere la rissa, siamo davvero sicuri che lui poi non vada a presentare denuncia nei nostri confronti per aggressione e percosse, mettendoci nel ruolo del cattivo e nella condizione di giustificare ai Carabinieri che cosa? Che abbiamo picchiato una persona? E quando i Carabinieri ci chiederanno “Ma non si poteva proprio evitare?” cosa gli risponderemo? Sì, certamente che si poteva evitare! Mi è sembrato che i ragazzi abbiano capito che ad accettare le provocazioni c’è tutto da perdere e nulla da guadagnare. Spero che se un giorno dovesse capitargli se ne ricordino!

Ma perchè si odia?


Alcuni giorni fa, in un servizio televisivo relativo al bullismo e alla violenza tra i giovani, una giornalista ha chiesto ad un ragazzo seduto su uno scooter: ma perché si odia? Lui, dopo qualche secondo, ha risposto: perché c’è tanta gente che fa di tutto per farsi odiare! Questa affermazione, e il momento di riflessione che l’ha preceduta, mi hanno dato molto da pensare su quel ragazzo, che forse vorrebbe vivere in pace con tutti, ma non lo può fare. Quanti di noi vorrebbero vivere la propria vita in pace e non lo possono fare, per colpa di un prepotente che ci ha preso di mira per sentirsi più grande di quello che è, o per colpa di un capoufficio che scarica le sue tensioni personali sugli incolpevoli colleghi di lavoro, per colpa di un vicino di casa che pensa di comandare l’intero condominio, o per colpa di chi guida l’auto come in pista, mandando a quel paese gli altri perché non guidano come lui? Ogni volta che esprimiamo le nostre opinioni, parlando o scrivendo di attualità, politica, sport, o altro, corriamo il rischio di confrontarci con qualcuno che salta del tutto le fasi del dialogo e del confronto, per passare immediatamente alle invettive e agli insulti personali, come se comportandosi così riuscisse a far prevalere le sue idee nei confronti delle nostre. Conosco persone perennemente arrabbiate con il mondo intero, che non solo vivono una vita di melma, ma riescono a farla vivere anche a chi ha a che fare direttamente con loro, e non capiscono che abbiamo una vita soltanto, e che dovremmo cercare di godercela di più. Viviamo in una società violenta ma non è una novità, perché rapine, stupri e omicidi sono sempre esistiti e sempre esisteranno; il problema non è tanto la violenza, ma l’arroganza, l’aggressività e la cattiveria, gratuite e inutili, che potremmo tranquillamente risparmiarci. Sarebbe bello che tutti ci facessimo un sano esame di coscienza, non per cercare il modo di vivere meglio, ma per trovare quello di far vivere meglio tutti coloro che ci circondano. Se ci lamentiamo della nostra società, dovremmo ricordarci che l’abbiamo costruita noi!

First: don't die!


Primo: non morire! Detto così sembra l’inizio di un nuovo elenco di comandamenti, mentre invece è solo il primo e unico approccio alla Difesa Personale del Maestro Thomas Sipin, americano di origini filippine, grande esperto di Kali-Escrima e con una carriera alle spalle che l’ha visto per oltre trent’anni agente operativo nella Polizia americana, dei quali ben sette come appartenente allo S.W.A.T. Team (gruppi di intervento speciale) di Atlanta. Noi del Combat Center Bologna abbiamo partecipato lo scorso week end ad uno stage di questo eccezionale Maestro a Milano, sulla Difesa Personale contro aggressori armati, e ci ha fatto notare che chi pratica Arti Marziali si concentra troppo sull’esecuzione tecnica e sul cercare di evitare ogni danno fisico, mentre non si considera mai che in una situazione reale, niente accadrà come in palestra e, spesso, quello che potrà andare storto andrà storto. Quando, durante la spiegazione di alcune difese da coltello, un partecipante allo stage ha fatto notare al Maestro che c’era la possibilità di essere tagliati, lui gli ha chiesto: hai una alternativa più sicura da propormi? La risposta è stata no! La domanda successiva è stata: se la tua tecnica non riesce, cosa sei disposto a sacrificare di te stesso per ritornare a casa vivo? Sei disposto a ricevere un taglio sul braccio, se questo ti evita una coltellata al torace? Un taglio al braccio potrà guarire, un colpo al torace forse sarà fatale, ma tu puoi scegliere! Puoi sempre scegliere se vivere o morire… perché in fondo la vita è tua! La vera abilità nell’Autodifesa è la capacità di rimediare a un imprevisto o a un errore, ed essere preparati anche all’idea di farsi male, perché è questo che probabilmente succederà. Se vivere significasse uccidere il tuo aggressore, saresti disposto a farlo? E’ una bella domanda, e forse l’approccio sembrerà troppo duro, ma nelle Arti Marziali non si ragiona mai in termini così drastici perché si pensa di non dover mai applicare ciò che si è appreso. Ma se un brutto giorno capitasse davvero? Primo: non morire!

Non è come nei telefilm


Recentemente ho diretto un programma di Difesa Personale presso il Liceo Aldo Moro di Reggio Emilia, dedicato sia ai maschi che alle femmine delle classi terze, quarte e quinte. Tutti ovviamente conoscevano le Arti Marziali, non per averle viste dal vivo ma grazie ai film di Bruce Lee e Van Damme o ai telefilm di Walker Texas Ranger, e la prima cosa che mi ha impressionato è stata la convinzione da parte loro che una rissa o un combattimento si svolgano e si concludano esattamente come in televisione, con persone che si scambiano decine e decine di colpi, insensibili al dolore fisico e uscendone senza nemmeno un livido. La cosa preoccupante è che molti di loro erano convinti che dare o ricevere colpi non sia poi così pericoloso pur sapendo, per esempio, quanto male può fare una pallonata sul naso. Durante la prima lezione gli ho spiegato che se si combatte in gara esistono le regole, gli arbitri e le protezioni, perché gli atleti non devono farsi male, ma quando siamo in strada ci potremmo trovare ad affrontare aggressori che vogliono causarci tutto il male possibile. Perché ci si meraviglia se ogni tanto in una rissa ci scappa il morto? Non è così strano! I colpi alla testa sono estremamente pericolosi, le prese alla gola sono spesso mortali, una ferita che recida un’arteria può mettere fine alla nostra vita in pochissimi minuti, e cosa ci vuole a rimanere vittima di un’azione di questo genere? Un attimo, soltanto un attimo! Un mio allievo anni fa si trovò in una brutta situazione e colpì un uomo con un pugno al mento mettendolo KO all’istante: il mio racconto dell’episodio e l’elenco delle fratture a livello di mascella, mandibola, zigomi, denti, più un grosso ematoma alla testa provocato dalla rapida caduta a terra, hanno lasciato i ragazzi che mi ascoltavano totalmente allibiti. Gli ho fatto notare che questa persona non era stata investita da un TIR ma soltanto da un pugno... un singolo e semplice pugno; però un pugno vero, non quello di un telefilm.

Noi cosa avremmo scelto?


Alcuni giorni fa, un imprenditore si è svegliato in piena notte trovando un ladro in casa, ha impugnato la sua pistola regolarmente denunciata, gli ha sparato contro, e l’ha ucciso. Chiaramente, come succede in Italia da sempre in casi come questo, il giudice di turno ha subito accusato l’imprenditore di omicidio volontario per eccesso di legittima difesa poi, come al solito, si sono scatenati dibattiti e polemiche sul diritto del cittadino a difendersi. Il codice penale dice che la difesa deve essere proporzionata all’offesa, ma non tiene per niente conto delle reazioni emotive e istintive di una persona non addestrata: quando ci si trova a reagire ad un’aggressione, non è per farsi giustizia da soli, ma perché si “sente” che la propria vita (o quella di moglie e figli) è in pericolo, e questo è istinto di sopravvivenza. Si fa presto a dire che bisogna controllare le proprie reazioni! Provate a combattere in una situazione di stress, sotto adrenalina, contro avversari armati e senza nessuna regola: noi al Combat Center Bologna lo facciamo spesso, ed è interessante vedere come sia facile perdere ogni tipo di controllo dei propri colpi, continuando l’azione anche con l’avversario già a terra, arrivando al punto di non ascoltare nemmeno lo stop “urlato” dall’Istruttore. Ricordiamoci che siamo fra amici, in palestra, che le armi non sono vere, che indossiamo le protezioni per non farci male, che siamo addestrati e che la nostra vita non è in pericolo. Cosa ne sanno i Giudici di cosa può significare combattere con la paura di restare uccisi? Se facciamo un identikit dei protagonisti di situazioni del genere, troviamo uomini onesti, lavoratori e padri di famiglia, che svolgevano la loro attività o che se ne stavano in casa tra moglie e figli, e che non avrebbero mai voluto uccidere nessuno, perché sanno bene che il rimorso di coscienza gli rimarrà per tutta la vita. Loro sono stati costretti a scegliere tra un brutto processo e uno splendido funerale. Noi, al loro posto, cosa avremmo scelto?

Che brutti segnali...


Qualche giorno fa, una ragazzina nomade sedicenne è stata bloccata mentre cercava di rapire una neonata dalla sua culla, in una casa a Ponticelli, un paese in provincia di Napoli. Questo ha provocato nell’immediato il tentativo di linciaggio da parte dei vicini di casa e, il giorno seguente, una vera e propria spedizione punitiva con sassi e bottiglie incendiarie nel campo Rom del paese, che ha cacciato via con la forza tutti coloro che ci vivevano. Premetto che non mi piacciono per niente né le persone che cercano di “rubare” i bambini né quelle che organizzano i raid con le bottiglie molotov, ma le interviste raccolte tra gli abitanti del paese hanno fatto chiaramente capire che c’erano già stati molti problemi con quei nomadi, e un’infinità di denunce presentate ai Carabinieri, rimaste dentro un cassetto. La tensione in quella zona era già altissima da mesi, ma si era scelto di fare finta di nulla fino a quando non è arrivata la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso stracolmo. Già altre volte nei miei articoli sul Dove ho sostenuto la tesi che lo Stato, sotto forma di Forze dell’Ordine, Magistrati, Giudici, DEVE difendere i cittadini dalla criminalità, e non perché io sia un giustizialista ma semplicemente perché questo toglie al cittadino ogni tipo di pretesto per cercarsi vendette private: esistono le leggi e le pene per chi non le rispetta, e se chi trasgredisce alle regole è costretto a pagare il giusto dovuto, siamo a posto così. D’altronde, chiunque commette dei reati mette anche in preventivo la possibilità di essere arrestato e di dover scontare una condanna, quindi questo fa parte delle regole del gioco. Vedere che la rabbia e l’esasperazione degli abitanti di un piccolo paese può sfociare in una vera e propria guerriglia contro un’intera comunità di un’altra etnìa, mi fa tornare con la mente a situazioni già viste in altre epoche e in altre nazioni, e sempre finite malissimo. Speriamo che chi di dovere si impegni per evitarlo, perchè i primi segnali ci sono, e sono davvero molto brutti!

Adesso anche le ronde


Nella nostra città si sta facendo un gran parlare riguardo alle “ronde” di privati cittadini che dovrebbero andare in giro di notte a pattugliare le strade, armati solo di un cellulare. L’iniziativa non è una novità, non solo in ambito nazionale, visto che in molte città si è provveduto da tempo ad attività simili, ma nemmeno a Bologna che, già più di trent’anni fa, fu una delle prime città in Europa a organizzarsi le cosiddette “pattuglie cittadine”. Dopo i recenti risultati elettorali il problema sicurezza è ripiombato sotto gli occhi di tutti e questo sta portando i vari partiti a cavalcare la situazione per trarne in qualsiasi modo un vantaggio da proporre agli elettori che l’anno prossimo voteranno alle amministrative. La cosa che mi lascia più perplesso è che, invece di istituire una struttura che possa essere funzionale e coordinata con le Forze dell’Ordine, ogni partito si stia costruendo il proprio gruppetto di volontari da mandare allo sbaraglio per affrontare non si sa nemmeno cosa, e che li renderà riconoscibili non come “controllori” ma come militanti di questo o di quello. Sul piano operativo i miei dubbi aumentano quando si dice che le ronde non hanno potere di intervento diretto, ma quello di telefonare alle Forze dell’Ordine: cosa succederà se si sentiranno rispondere “non possiamo intervenire perché non abbiamo macchine in zona”? Poi c’è situazione e situazione: se un ladro sta svaligiando un negozio, o un ubriaco sta distruggendo le auto parcheggiate è facile restare a distanza e telefonare, ma se si vede un uomo che sta picchiando una ragazza cercando di violentarla, come si fa a non intervenire in prima persona, aspettando i soccorsi per chissà quanto tempo, senza muovere un dito? Chi parteciperà a queste ronde riceverà un’addestramento adeguato per sapere cosa fare di fronte a casi del genere, e cosa rischia a livello legale per una decisione sbagliata? La sicurezza è importante, ma sarebbe meglio che se ne occupassero solo i professionisti.

Maschi e femmine


Recentemente ho avuto l’importante occasione di svolgere un progetto presso il Liceo Scientifico Statale Aldo Moro di Reggio Emilia, riservato alle classi terze, quarte e quinte, finalizzato alla conoscenza della Difesa Personale, sia per i maschi che per le femmine. E’ stata un’esperienza oltremodo utile, che tratterò in altri articoli come questo in futuro, perché ha permesso a me e a tutte le professoresse promotrici dell’iniziativa di riflettere su molti aspetti della vita quotidiana che vengono sempre sottovalutati o mal interpretati. La prima cosa che mi ha colpito, è stata l’immensa differenza tra le femmine e i maschi: considerando ovviamente alcune eccezioni, ho potuto notare che le femmine erano sempre molto coinvolte nelle spiegazioni, attente a tutto, e pronte a porre domande estremamente logiche, mai stupide e mai banali, dalle quali potevano svilupparsi argomenti interessanti. Ho trovato invece la stragrande maggioranza dei maschi assolutamente infantili, sempre distratti e pronti a chiacchierare tra loro, come se l’argomento non li interessasse, perché tanto “se uno mi provoca lo butto giù con un pugno”, salvo poi cominciare a riflettere nel momento in cui gli si faceva notare che gli ospedali sono pieni di ragazzini che, accettando la provocazione del bulletto di turno, si sono trovati la faccia massacrata dai suoi cinque amici che lo aspettavano fuori o, ancora molto peggio, un coltello conficcato nella pancia. Nella parte pratica eseguita con i colpitori, le femmine hanno dimostrato una grandissima attenzione al lavoro da fare e alla corretta esecuzione delle tecniche, mentre i maschi non facevano altro che competere su chi colpiva più forte o schivava più schiaffi, perdendo del tutto l’obiettivo dell’allenamento, cioè riuscire a capire come poter proteggere se stessi. In sostanza, le femmine hanno approfittato di un’occasione unica per imparare cose che forse non vedranno mai più, e hanno assorbito tutto ciò che potevano, mentre i maschi non si sono resi conto che chiacchiere, scherzi e giochi potevano essere fatti anche dopo. Ho visto però molti maschi cambiare atteggiamento durante le tre lezioni e rendersi conto di quanto sia pericolosa la vita, e questo mi fa ben sperare per il loro futuro, anche se il mio ultimo consiglio a fine corso era: “crescete in fretta, perché il mondo non vi aspetta”!

Qualcuno dovrà riflettere


Ora che le elezioni politiche hanno dato il loro inappellabile verdetto, i leader di tutti i partiti cercano di capire i perché della vittoria o della sconfitta, della tenuta o della disfatta. Sicuramente si cercheranno le motivazioni politiche, si valuteranno scelte probabilmente sbagliate, si riconsidereranno alleanze che non hanno funzionato come si pensava, ma la domanda che mi pongo io è: quanto ha influito il problema sicurezza sul risultato finale? Negli ultimi anni la sicurezza è diventato un vero incubo per i cittadini di questo Paese, e ogni episodio di criminalità come vandalismi, stupri, rapine, omicidi, furti in appartamenti, contribuisce ad aumentare sempre più la sfiducia nello Stato, la rabbia e la paura di vivere. E’ innegabile che alcuni partiti abbiano fatto della difesa degli extracomunitari la propria bandiera, tacciando come “razziste” norme che ne imponevano l’allontanamento in caso di arresto per episodi di criminalità (comunque mai effettuati sul serio), combattendo a spada tratta contro i CPT (Centri di Permanenza Temporanea) senza spiegare dove mettere tutti gli extracomunitari che vengono arrestati ogni giorno, e sostenendo sempre e comunque i diritti di irregolari che non vengono garantiti nemmeno a chi è nato e sempre vissuto qui. Questi stessi partiti si sono sempre affannati a giustificare e difendere i protagonisti delle manifestazioni di piazza che hanno causato danneggiamenti, guerriglia e terrore nelle città dove tanta gente lavora, paga le tasse, e si è trovata il negozio distrutto o l’auto bruciata. Nella passata legislatura, uno di questi simpatici personaggi (Caruso) era a sedere proprio in Parlamento, fianco a fianco a tale sig. D’Elia, terrorista assassino “anni 70” mai pentito. Non mi interessa andare contro una certa parte politica, ma è chiaro che scelte del genere sono mal sopportate dai cittadini che vivono la giornata di lavoro nel proprio negozio con il terrore di essere rapinati o uccisi, e che hanno paura di far uscire la figlia da sola la sera. Secondo me, la disfatta subita da questi partiti potrebbe essere dovuta al fatto che la gente è stanca dei delinquenti e ha punito pesantemente chi si è sempre schierato dalla loro parte. Qualcuno dovrà riflettere sui provvedimenti futuri, o rischierà di pagarla davvero cara!

E adesso vedremo...


Nel momento in cui sto scrivendo questo mio articolo, sono ancora aperte le urne per il voto che dovrà stabilire quale forza politica governerà l’Italia nei prossimi anni, e quando apparirà pubblicato sul Dove i giochi saranno già chiusi e chiari a tutti i cittadini italiani. Ora che è possibile parlare liberamente senza correre il rischio di influenzare nessuno, vi posso dire che la cosa che più mi ha profondamente impressionato e infastidito durante la campagna elettorale, è stata la corsa, da parte di tutte le forze politiche, alle promesse sui provvedimenti da prendere per garantire la sicurezza dei cittadini nella vita di tutti i giorni. Tutti i leader si sono affannati a spiegarci in tv cosa faranno per contrastare la criminalità e l’immigrazione clandestina (che spesso sono la stessa cosa), come potenzieranno i mezzi delle Forze dell’Ordine, come modificheranno l’impianto legislativo e processuale, e come saranno rimodernate le strutture carcerarie, piccole, obsolete, stracolme e mal organizzate. Se andiamo a riesaminare la storia dell’Italia degli ultimi venti anni, possiamo accorgerci che siamo stati governati da forze politiche di ogni colore, e che i candidati 2008 sono stati tutti già al Governo in un modo o nell’altro, e che cosa hanno fatto finora? I processi si sono allungati a livelli allucinanti, e spesso si concludono con assoluzioni, scarcerazioni o condanne che gridano vendetta e che la gente onesta non riesce a capire. Le leggi sono state modificate in modo da legare le mani alle Forze dell’Ordine, che rischiano la vita per arrestare un criminale per poi rivederlo libero in strada il giorno dopo, e questo lavorando con mezzi ridicoli, tipo Questure senza collegamento internet o autovetture senza benzina. I soldi per la preparazione degli agenti non ci sono mai, ma per gli aumenti di stipendio ai politici o per il finanziamento ai partiti qualche milione di Euro si riesce sempre a trovare. L’unico provvedimento preso al riguardo (e votato in Parlamento quasi da tutti), è stato l’indulto, che ha buttato fuori dalle carceri migliaia di delinquenti che sono tornati a fare danni, rubando, rapinando e uccidendo. Questo è quello che sono riusciti a fare i nostri politici candidati 2008 in venti anni! E riguardo le loro promesse? Adesso vedremo!

Novità sul nostri sito


Ormai viviamo nell’era del computer, e internet è diventato un mezzo di comunicazione di importanza assoluta, per fare conoscere al mondo se stessi e le attività che si svolgono. Anche noi del Combat Center Bologna abbiamo creato il nostro sito qualche anno fa, sul quale è possibile trovare moltissime informazioni su di noi, sul Jeet Kune Do di Bruce Lee e sul Kali-Escrima filippino, sulla Autodifesa Femminile e sulle palestre dove pratichiamo. Siccome il progresso avanza molto velocemente, ora è diventato facile vedere e inserire su internet filmati di ogni genere, e grazie a questa possibilità anche noi abbiamo pensato di mettere a disposizione di tutti, sul nostro sito, alcuni filmati delle nostre discipline. Si tratta di tre VIDEOCLIP realizzati con cura, molto gradevoli da guardare, riguardanti il Combat Center Bologna e l’allenamento quotidiano in palestra, il Jeet Kune Do con la dimostrazione applicata su avversari delle tecniche che lo hanno reso famoso nel mondo, e il Kali-Escrima con un combattimento che riassume la progressione del nostro programma, partendo dal lavoro con i doppi bastoni, per finire alla difesa a mani nude contro bastone. Questi video non intendono avere una valenza didattica e le tecniche sono state eseguite a velocità ridotta rispetto a quella che sarebbe stata impiegata in una situazione reale, perché non ci interessava mostrare bravura o velocità, ma solo quello che facciamo in palestra. Chi guarda i video deve riuscire a capire su cosa lavorerà, se verrà ad allenarsi con noi. Altri video intitolati SHOWTIME sono stati ripresi durante alcune esibizioni realizzate in manifestazioni pubbliche durante questi anni di attività, così diamo la possibilità anche a chi non ha mai assistito a una nostra esibizione di vederci in azione, come dal vivo. Abbiamo altri due videoclip in fase di studio e di realizzazione che potrebbero essere già visibili tra poche settimane, riguardanti l’Autodifesa Femminile e la Reality Self Defence, cioè gli argomenti che più interessano le persone che vengono ad iscriversi da noi: questi video saranno diversi dagli altri, ricostruiranno le situazioni reali e come possono essere risolte, a velocità e intensità reale. www.combatcenterbologna.com Teneteci d’occhio!

Esibizione a San Lazzaro di Savena


Nel pomeriggio di sabato 5 aprile il Combat Center Bologna scenderà di nuovo in pista per una nuova esibizione nell’ambito della mostra “Militaria” che si terrà all’interno del Museo Memoriale della Libertà, di fianco al cimitero di guerra a S. Lazzaro di Savena. Si tratta di un evento che si svolge già da diversi anni e che richiama appassionati da tutta l’Italia e dall’estero, nel quale si può trovare veramente di tutto, dai libri ai cimeli militari delle due Guerre Mondiali, dal moderno abbigliamento tattico agli oggetti da collezione. Un’area sarà riservata ai coltellinai che esporranno le loro lame artigianali, veri e propri capolavori, ed è grazie al loro gentilissimo invito che potremo mostrare le nostre tecniche. La nostra esibizione sarà incentrata sulle tecniche di Difesa Personale mani nude contro coltello e coltello contro coltello, tratte dal Kali filippino, arte marziale specializzata nello studio delle varie armi da taglio, che al Combat Center Bologna pratichiamo da dieci anni. Il programma dell’esibizione è stato preparato per mettere molto più in risalto l’aspetto tecnico e pratico, piuttosto che quello strettamente spettacolare, proprio per riuscire a far capire al pubblico i principi base del nostro sistema e perché è universalmente riconosciuto come uno dei più completi ed efficaci, sia per il cittadino comune che per il militare. L’elenco dei Corpi Speciali Militari, di Polizia, e di Antiterrorismo in tutto il mondo che adottano il kali come metodo di addestramento è davvero lunghissimo, e questo è soltanto grazie alla eccezionale efficacia abbinata a semplicità di apprendimento e di applicazione. Una parte dell’esibizione sarà dedicata al Karambit, il terrificante coltello ad uncino di origine indonesiana che deve il suo nome all’artiglio della tigre, che con la sua particolare impugnatura dotata di anello ne rende modificabile la lunghezza, e impossibile il disarmo. Spero che i praticanti di altre Arti Marziali vengano numerosi ad assistere alla nostra performance, perché spesso nelle palestre si affronta la difesa da coltello con sufficienza e senza sapere assolutamente con quale abilità può muoversi una persona armata di coltello. Potrebbe essere l’occasione per cominciare seriamente a riflettere su cosa si sta facendo.

Domande, domande, domande


C’è un atteggiamento da parte della quasi totalità delle persone che mi lascia perplesso e che mi porta a una riflessione, sperando in questo modo di far riflettere anche tutti coloro che hanno il tempo e la pazienza di leggere queste mie poche righe sul Dove: ogni volta che entriamo in un negozio per acquistare qualcosa cerchiamo sempre il prodotto migliore, come qualità o come fattura, esaminando le etichette o ponendo domande al venditore. Ho notato che invece questo non succede praticamente mai quando ci si reca in palestra. Oltre ad insegnare Arti Marziali sono anche Istruttore di sala pesi e mai, dico mai, capita che una persona che viene per iscriversi chieda informazioni riguardo gli Istruttori, sulla loro esperienza, sugli studi che hanno completato, o sulle loro eventuali specializzazioni. In pratica, noi andiamo ad affidare come se niente fosse il nostro corpo, la nostra salute e il nostro benessere a perfetti sconosciuti che potrebbero anche causarci danni molto gravi. Quando scegliamo di iscriverci ad un corso di Arti Marziali o di Autodifesa Femminile, mettiamo nelle mani dell’Istruttore la preparazione con la quale potremmo trovarci, prima o poi, a giocarci la vita, eppure anche qui non ci si preoccupa di conoscere cosa si compra. Tengo particolarmente a questo argomento, perché negli anni ho visto insegnare di tutto, specialmente nei corsi riservati alle donne, da parte di persone che si inventano di tutto e che cercano improbabili e fantascientifiche applicazioni reali a tecniche astruse e assurde. Imparate ad approcciare la palestra come fareste con l’acquisto di qualsiasi prodotto, cioè ponete domande, domande e ancora domande, e non fatevi ingannare da un bel fisico cinto da una cintura nera, che per quanto possa essere affascinante non è mai garanzia di qualità. Chiedete se l’Istruttore ha qualche tipo di preparazione specifica, chiedete se è al corrente delle metodologie di allenamento negli altri Paesi, chiedete se l’Istruttore è informato sulle statistiche delle modalità di aggressione e se condizionano il programma di allenamento. Anche durante le lezioni, non abbiate mai timore a porre domande, perché il vero, bravo e preparato Istruttore non avrà nessuna difficoltà a rispondervi e a chiarirvi ogni dubbio.

Che strepitosa novità...


E’ stato con notevole meraviglia che, sfogliando i quotidiani cittadini di venerdì 7 marzo, ho visto in grande risalto la notizia che il Comune di Bologna organizza, in collaborazione con la UISP, corsi di Autodifesa Femminile addirittura in nove quartieri della nostra città. Personalmente ritengo che questa, che a prima vista può sembrare una lodevole iniziativa in favore delle donne, sia in realtà solamente l’ammissione del fallimento di quella politica delle chiacchiere adottata dai rappresentanti della nostra città l’anno scorso, nel periodo in cui le aggressioni alle donne erano diventate una vera e propria emergenza sociale. A cosa è servito organizzare manifestazioni di piazza per protestare contro le violenze? A cosa è servito chiedere di aumentare l’illuminazione notturna delle nostre strade? A cosa è servito chiedere l’installazione di tante nuove videocamere di sorveglianza? A cosa è servito chiedere un maggior numero di agenti delle Forze dell’Ordine in strada? A cosa è servito chiedere i taxi rosa per le donne costrette a tornare a casa la sera tardi? A cosa è servito chiedere questo se poi le donne devono imparare a difendersi da sole? Quante volte abbiamo sentito Amministratori, Consiglieri comunali, rappresentanti delle Forze dell’Ordine, sostenere che i corsi di Autodifesa non erano la soluzione del problema o, ancora peggio, che non servivano a nulla, e adesso sono proprio loro ad organizzarli? Ora sembra che all’improvviso ci sia il boom di iscrizioni a questi corsi, come se fossero una novità assoluta e una necessità imprescindibile, ma vorrei ricordare a tutte le donne di Bologna, che corsi di questo tipo esistono nella nostra città già da molti anni, diretti da seri professionisti, e che tutte coloro che sentivano forte il problema della sicurezza non hanno di certo fatto nessuna fatica né a trovarli, né ad iscriversi, né ad imparare, né ad allenarsi. Tutte coloro che ci hanno già trovato in passato sono quelle donne che hanno capito che se si viene aggredite, le chiacchiere della politica non servono a nulla, perché all’uomo che ci si trova di fronte non interessano, e perché nessuno sarà disposto ad accorrere in aiuto. Una donna in queste situazioni sarà sempre sola, e se vorrà uscirne e ritornare a casa con il minor danno possibile dovrà essere in grado di farlo da sola!

Dalla parte dei buoni


Ho sentito che la Regione Lombardia ha allo studio Corsi di Autodifesa per i negozianti, per aiutarli a far fronte ad una escalation di violenze e aggressioni che non ha precedenti. Per quanto l’iniziativa sia ammirevole, non credo che possa risolvere granchè, perché è il punto dal quale si parte ad essere sbagliato: in Italia, le Istituzioni preposte alla sicurezza del cittadino partono dal concetto che se reagisci ad un atto criminale diventi un criminale anche tu, e la dimostrazione di questo si è avuta da diverse interviste realizzate nei negozi, durante le quali gli intervistati dicevano che non gli interessa sapersi difendere perché se facessero male a un delinquente dovrebbero di sicuro affrontare problemi con la Giustizia. Il nodo della questione è tutto qui, cioè nel fatto che i cittadini hanno più paura di coloro che ci dovrebbero proteggere che dei delinquenti e questo perché troppe volte le Istituzioni e gli uomini dello Stato trattano i cittadini che si sono solo difesi peggio dei delinquenti. Il gioielliere che ha ucciso i due rapinatori che stavano massacrando la moglie di botte è stato accusato di omicidio volontario perché erano armati solo con una pistola giocattolo. Potevano pensarci che, vista dalla parte della canna, una pistola sembra sempre vera! Un mio conoscente ha trovato un ladro in casa, l’ha bloccato e chiuso a chiave in bagno e ha chiamato le Forze dell’Ordine che, arrivate sul posto, gli hanno detto di non rifarlo più o lo avrebbero denunciato per sequestro di persona(?): lui gli ha risposto che la prossima volta l’avrebbe gettato direttamente giù dal quarto piano risparmiando anche la telefonata. NON VA BENE COSI’! NON E’ GIUSTO COSI’! Lo Stato deve capire chi sono i buoni e chi sono i cattivi, e deve capire che una persona che va al lavoro tutti i santi giorni non ha nessuna voglia né di far del male a qualcuno né di avere problemi con la Giustizia. La gente comune chiede solo di essere lasciata lavorare in pace, e di non dover accettare di “versare” sempre il proprio guadagno al solito imbecille con il coltello o con la pistola. La gente comune chiede solo di essere protetta e di non dover rischiare la galera solo per essersi difesa. La gente comune chiede solo che lo Stato stia dalla parte dei buoni!

C'è ignoranza e ignoranza


Nell’ambiente delle Arti Marziali c’è sempre stato il malcostume diffuso e insopportabile di criticare tutto ciò che fanno i praticanti di altre Arti Marziali per semplice partito preso. Le volte che ho sentito i discorsi del tipo “l’arte X batte sempre l’arte Y” oppure “quello che fanno quelli del XYZ non funzionerà mai” ormai non si contano nemmeno più, e sono sempre discorsi inutili, odiosi e totalmente irrispettosi del lavoro svolto dalle altre persone. Ancora più fastidioso è poi il fatto che, quasi sempre, certe castronerie escano dalla bocca di persone che si ritengono esperte di Arti Marziali per avere praticato magari per qualche anno, spesso una sola Arte Marziale, e senza avere nemmeno capito cosa stessero facendo. Infatti mi capita frequentemente (anche troppo) in quanto Istruttore di discipline di difesa personale, tanto sconosciute quanto efficaci, di venire coinvolto in disquisizioni a dir poco assurde, specialmente per ciò che riguarda la Difesa da Coltello e l’Autodifesa Femminile. Sapeste quanti “esperti” ho incontrato in tutti questi anni, capaci di dire che la tal tecnica non funziona, senza poi essere in grado di contrastarla in nessun modo provandola dal vero sulla propria pelle, e quante volte mi sono sentito dire che “questa difesa da coltello non si può fare perché è troppo difficile” senza avere nessuna alternativa da propormi: a volte una difesa è difficile perchè è l’unica possibile, ma se tu me ne mostri una più semplice… Questo è un grande problema tipicamente italiano, dove tutti sappiamo tutto di tutto e non ci soffermiamo più a ragionare sulle cose, ma ci limitiamo a parlare, parlare, parlare, senza ascoltare chi ne sa più di noi e senza analizzare in maniera logica ciò che ci viene spiegato. Succede con la politica, con lo sport, con le Arti Marziali, così come con tutto il resto! Ignoranza significa ignorare, cioè non conoscere, ma la vera ignoranza è quella di chi si confronta con gli altri convinto di avere già la verità in tasca su tutto e che, anche di fronte alla evidente dimostrazione che si sta sbagliando non accetterà mai di cambiare la sua idea. Invece di convincerci che abbiamo sempre ragione e che siamo bravi solo noi, cerchiamo di guardarci intorno e di capire che anche in quello che fanno gli altri può esserci qualcosa di buono: magari si può scendere dal proprio piedistallo e cercare di migliorare un po’!

Ha senso l'autodifesa?


Ci sono molti Maestri di Arti Marziali che considerano sostanzialmente inutili i corsi di Autodifesa perché, secondo loro, non possono dare all’allievo la preparazione necessaria per affrontare un aggressore, per la quale servirebbero anni di duro e costante allenamento. Innanzitutto è bene specificare cosa si dovrebbe intendere per “Corso di Autodifesa”: un Corso di Autodifesa rappresenta un concentrato di tecniche essenziali di difesa e di attacco per poter far fronte ad alcune situazioni specifiche che l’allievo desidera poter affrontare. I corsi di Autodifesa Femminile trattano le situazioni di percosse violente e di stupro, e il programma deve esaminare il comportamento e l’atteggiamento quotidiano dell’allieva, le tipologie e le modalità di aggressione statisticamente più utilizzate in questi atti criminali. Un corso di Difesa Personale per agenti di Polizia sarebbe di sicuro molto diverso, perché sono diverse le situazioni da affrontare, perché gli agenti hanno armi, che se però riescono a non utilizzare è meglio e perché il loro abbigliamento è diverso da quello di una ragazza. Un corso di addestramento per un Corpo Speciale Militare sarebbe diverso ancora, perché cambiano gli avversari e gli obiettivi, e perché gli agenti dei Corpi Speciali possono essere autorizzati ad usare le loro armi in modo diverso da quello di un normale agente di Polizia. L’addetto alla sicurezza di un locale notturno non può portare armi e deve tenere sempre un comportamento corretto, pur dovendo risolvere situazioni difficili cercando di non fare troppi danni, quindi la sua preparazione deve essere mirata ad altri obiettivi ancora diversi. La cosa che accomuna queste categorie di persone, è il fatto di disporre di poco tempo e di non potersi dedicare ad anni di pratica in palestra, oltre al fatto di non essere per niente interessati ai molteplici aspetti mentali, filosofici, e tradizionali delle Arti Marziali. La loro necessità è quella di trattare in modo approfondito alcune situazioni, nelle stesse condizioni nelle quali si troverebbero nella realtà, con lo stesso abbigliamento e le stesse armi, e la struttura mirata di questi corsi gli permette questo senza divagazioni superflue. I corsi di Autodifesa non sono inutili anzi, mi sentirei di dire che al giorno d’oggi, con la criminalità violenta e “cattiva” che ci troviamo in Italia, sono sempre più indispensabili.

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